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Italia penultima per capacità di lettura degli over55

Secondo l’Ocse sarebbe infondato il timore che una popolazione lavorativa più anziana – e destinata a diventare sempre più tale – sia per definizione meno produttiva. A patto che con l’avanzare dell’età vengano mantenute e sviluppate le competenze e si parta già da «una base forte».

Ma l’Italia resta sempre in difficoltà rispetto agli altri Paesi. 

Secondo i dati Ocse, le competenze di lettura e matematica raggiungono i massimi livelli a cavallo dei 30 anni e poi calano. In media i 55-65enni hanno punteggi inferiori di 18-32 punti rispetto ai 25-34enni nei test Ocse. L’Italia rientra in questa gamma, ma parte da una delle basi più basse. È infatti penultima (solo la Spagna fa peggio) nel livello di comprensione di un testo scritto degli ultra-55enni, con un voto di 233 contro la media di 257. La differenza è di 31 punti sui 25-34enni della Penisola (264 punti), a loro volta ben al di sotto dei coetanei Ocse (289). I giapponesi, che già brillano da ragazzi, si distinguono anche tra gli over-55 con 273 punti. Canadesi, australiani, norvegesi, olandesi e statunitensi sono tutti oltre 260 punti. Vari Paesi, per altro, hanno un gap di competenze tra giovani e anziani molto pronunciato, come la Finlandia (53 punti) o la Corea (46).

 

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L’Ocse per questo sottolinea il ruolo delle politiche di formazione continua nell’ambito delle sfide poste dall’invecchiamento. «Una forza lavoro più piccola sarà in grado di soddisfare le esigenze di una più ampia popolazione di pensionati e mantenere al tempo stesso adeguati livelli di vita solo se la produttività aumenta» e «la presenza di una forza lavoro con alte competenze che può innovare e adattarsi ai cambiamenti tecnologici sarà cruciale in termini di produttività», scrivono gli esperti dell’Organizzazione.

Pasquale Almirante

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