Secondo il World Economic Forum, mettendo a confronto tutti i Paesi del mondo in relazione a una serie di indici numerici, in questo caso relativi alla formazione, all’utilizzo, allo sviluppo e alla qualità del capitale umano è venuto alla conclusione che “ non c’è Paese al mondo che butta nel cesso il proprio capitale umano quanto l’Italia”.
Lo scrive Linkiesta.it, che aggiunge: “Il problema è che ciò che ci spinge verso il basso non è la formazione del capitale umano, quanto piuttosto il suo utilizzo”.
Tuttavia, la nota ottimistica è la seguente: “Nonostante tutti i tagli, la nostra scuola se la cava ancora: siamo piuttosto in alto – tra la quindicesima e la ventesima posizione – per la qualità delle nostre scuole primarie, secondari e vocazionali. Soprattutto, avremmo un sistema economico perfetto per l’occupazione massiva di capitale umano qualificato”.
Fra l’altro, “dovremmo attrarre talenti da tutto il mondo per mettere davvero a valore la nostra economia e invece, siamo 123esimi su 130 per tasso di partecipazione della forza lavoro giovanile. Abbiamo anche un gap di genere nelle scuole secondarie da Paese medievale (91esimi su 130) e, come conseguenza, arranchiamo attorno all’80esima posizione come tasso di partecipazione femminile al mercato del lavoro. Poi ci lamentiamo che non nascono bambini, peraltro”.
In ogni caso se il capitale umano italiano “fosse petrolio, per l’appunto, è come se lo estraessimo dal sottosuolo per poi rovesciarlo in mare”.
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