Italia, tasso di fertilità in ripresa: iscrizioni a scuola assicurate

Il numero di alunni e studenti iscritti nelle nostre scuole sarebbe destinato a rimanere sui livelli attuali o ad incrementarsi: i singoli istituti si preoccupino quindi non tanto del tasso demografico in diminuzione, quanto della qualità dell’offerta formativa sia tale da tenere alta la richiesta di iscrizioni ai loro corsi. È la conseguenza che si può trarre leggendo i risultati di una ricerca condotta da Francesco Billari, dell’Università Bocconi, e da Hans Peter Kohler e Mikko Myrskyla, della University of Pennsylvania, dalla quale emerge che quando un Paese raggiunge livelli di sviluppo elevati la natalità riprende a crescere. Ed anche se esistono alcune eccezioni, relative ad alcune nazioni sparse per il mondo dove il tasso di benessere non ha necessariamente aumentato il numero delle nascite, l’Italia ha confermato in pieno la teoria proposta dal team di ricercatori.
Nell’analizzare l’andamento demografico di ben 107 Paesi questi hanno messo in relazione il tasso di fertilità con l'”indice di sviluppo umano”, un indicatore utilizzato dall’Onu che tiene conto della speranza media di vita, del reddito medio e del livello di istruzione. Ebbene, secondo gli studiosi quando l’indice di sviluppo umano supera lo 0,86 il tasso di fertilità ricomincia a prendere quota. Tanto è vero che in alcuni Paesi con un alto indice di sviluppo (intorno allo 0,95) – come Stati Uniti, Francia e Islanda – questo tasso si sta ora avvicinando all’obiettivo dei due figli per donna e la conseguente sostenibilità demografica.
Secondo i demografi si tratta di cambiamento rilevante: negli anni Settanta nessun Paese si avvicinava nemmeno lontanamente a un indice di sviluppo uguale a 1 (massimo livello possibile), mentre il migliore era il Canada (0,89). Ed anche l’Italia – dove nel 1994 si è raggiunto un indice di sviluppo umano pari a 0,892 – si sarebbe allineata a questa tendenza raggiungendo il ventinovesimo posto nella classifica dei figli per donna: da noi in quindici anni da 1,2 il tasso è infatti arrivato a 1,35 figli per donna.
L’ipotesi proposta dai ricercatori non è riuscita a spiegare però alcuni andamenti in apparenza incoerenti: come quello di Giappone, Corea e Canada dove nonostante l’alto tasso di sviluppo umano la crescita demografica non accenna a riprendere. In Giappone, per esempio, l’indice ha superato lo 0,94 ma il tasso di fertilità resta fermo a 1,26 figli per donna.
Eccezioni a parte, è un dato di fatto che nella nostra penisola l’indice sembra in costante aumento. Ne conviene che per le scuole italiane, dove il numero di allievi diventa sempre più spesso fondamentale ai fini della sopravvivenza (minacciata da razionalizzazione e dimensionamento), il futuro non dovrebbe riservare sorprese. Anche perché ad aumentare le file dei banchi in classe concorre un altro elemento: la crescita perenne di alunni e studenti stranieri.
Alessandro Giuliani

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