Il titolo di studio della metà dei cittadini residenti in Italia non va oltre la licenza media: lo dice il Censimento Istat 2019 pubblicato il 15 dicembre. Un altro dato indicativo è quello su chi è in possesso del diploma di scuola secondaria di secondo grado o di qualifica professionale: il 35,6%, quindi un italiano su tre. Una percentuale in aumento, ma che risulta ancora in notevole ritardo rispetto alla media dei paesi dell’Unione europea.
Tra coloro che posseggono i titoli più bassi, l’Istat ha rilevato che il 29,5% si ferma alla licenza di scuola media ed il 16% alla sola licenza di scuola elementare: un dato su cui pesa, inevitabilmente, il fatto che sino a 60 anni la popolazione italiana era in altissima percentuale analfabeti.
C’è anche una restante quota di popolazione – quasi tutti molto anziani – che si distribuisce tra analfabeti e alfabeti senza titolo di studio (4,6%).
Sul fronte dell’abbandono scolastico vi sono buone notizie. Rispetto al 2011, scrive l’Istat, diminuiscono infatti, sia in termini assoluti che percentuali, le persone che non hanno concluso con successo un corso di studi (dal 6% al 4,6%) e quelle con al massimo la licenza di scuola elementare (dal 20,7% al 16%) e di scuola media (dal 30,7% al 29,5%).
Anche su titoli di studio più elevati vi sono miglioramenti rispetto al 2011. In particolare, nel 2019 l’istituto di statistica ha conteggiato, in media, quasi 36 diplomati (31 nel 2011) e 14 laureati (11 nel 2011) ogni 100 cento individui di 9 anni.
In generale, dallo studio annuale risulta che i laureati e le persone che hanno conseguito un diploma di Alta Formazione Artistica Musicale e Coreutica (A.F.A.M.) di I o II livello rappresentano il 13,9%1 della popolazione di 9 anni e più.
Mentre i dottori di ricerca, quindi coloro che possiedono il grado di istruzione più elevato riconosciuto a livello internazionale, sono 232.833, ovvero lo 0,4% della popolazione di 9 anni e più: otto anni prima erano 164.621, facendo quindi registrare un incremento superiore al 40%.
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