“Un ragazzo sale su di un albero, si arrampica tra i rami, passa da una pianta all’altra, decide che non scenderà più”. Una delle più belle pagine di ribellione, di rifiuto convinto, nel romanzo “Il barone rampante”.
Sono passati 101 anni dalla nascita di Italo Calvino e sembra un secolo. Non sembra, lo è, con un anno di più. Uno scrittore tra i più amati in Italia e non solo, si dovrebbe dire, ma, forse uno scrittore, giornalista, romanziere, ultimamente un po’ trascurato. Calvino è stato e continua a essere un punto di riferimento della cultura italiana del secondo dopoguerra: ma, lo è ancora? O siamo entrati in un’altra epoca e in un’altra era?
Nato a Santiago de Las Vegas a Cuba il 15 ottobre del 1923, di origine ligure, il padre era agronomo, la madre biologa, compie studi ad indirizzo scientifico, per poi, dopo l’esperienza della guerra partigiana, laurearsi alla facoltà di lettere di Torino. Quanti argomenti: una formazione e un’esperienza professionale varia e composita. Diverse modalità di espressione e linguaggio. Temi che spaziano dalla dimensione fantastica alla concretezza del mondo reale. Una riflessione sul tema della guerra e dell’interiorità, della libertà individuale.
Oltre ai celebri romanzi, un’attenzione particolare meritano forse per il mondo della scuola le letture per bambini e ai ragazzi. Così sono spesso stati considerati libri di Calvino come i racconti di Marcovaldo. Ma nella sua vasta produzione letteraria merita sempre un posto d’onore la trilogia “I nostri antenati” composta da “Il visconte dimezzato”, il già citato “Il barone rampante” e “Il cavaliere inesistente”, anche queste talora scambiate come letture “facili” e perciò adottate nelle scuole, ma che certamente, invece, hanno più livelli di interpretazione.
Letture “facili”, perciò adottate per la scuola… così spesso, si legge e si considera. È, la Divina Commedia, lettura facile perciò per la scuola? Nei nostri affollati libri di testo, troviamo posto anche per narrazioni stratificate, complesse, su più registri linguistici e analisi di contenuto? È questa una riflessione spontanea e forse poco pertinente, latere delle recenti dichiarazioni del magistrato Nicola Gratteri: “Queste cose lasciano senza parole, se molla l’università siamo alla fine“. È il suo commento in merito alla presenza di Geolier alla Aula Magna della sede di Scampia dell’Università Federico II di Napoli. “Non voglio neppure sapere chi è il cantante – ha aggiunto il procuratore – se si arriva a questo si deve mettere in discussione anche chi ha organizzato e cosa è diventato il percorso universitario…”.
Che cosa è diventato il percorso universitario, che cosa è diventato quello dell’istruzione, in generale. Se molla la scuola, siamo veramente in balìa delle tempeste.
Oggi, controllerò il mio – ultimo – libro di testo. Se tra tuttologi, psicologi e cantanti, troverò Italo Calvino. In ogni caso, gli dedicherò un’ora di lezione. Speriamo, tra un progetto e l’altro, magari qualcuna di più. Mi andrò anche a informare meglio su Geolier, perché Nicola Gratteri lo seguo già da tempo. Non ho voluto vedere Sanremo, ma evidentemente non è possibile esimersi. Del resto, i testi delle canzoni sono spesso importanti. Speriamo, sia davvero così
Simonetta Lucchi
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