Il Collegio dei Docenti dell’Istituto Tecnico Commerciale “Vitale Giordano” di Bitonto (Bari), letto, esaminato, approfondito e discusso il Disegno di legge sulla scuola approvato dal Consiglio dei Ministri e in discussione al Parlamento rileva quanto segue:
1) Il DdL, accanto a poche misure condivisibili, presenta innumerevoli punti di criticità, che, qualora approvati, porterebbero ad un radicale e inesorabile stravolgimento della scuola italiana. È palese, innanzitutto, che mutamenti di tale portata debbano essere discussi a fondo dalle forze parlamentari, in un dibattito ampio e approfondito, che tenga conto delle voci provenienti dalla scuola, dai sindacati, dalle associazioni di categoria, dalle università e dalle istituzioni culturali. Non si comprende perciò perché il Governo stia cercando di forzare i tempi di discussione, anche attraverso la possibilità di audizioni congiunte fra Camera e Senato, e come nello stesso provvedimento legislativo sia stato inserito l’art. 8, relativo al “piano assunzionale straordinario”, che riveste invece carattere di urgenza e pertanto andrebbe separato e riversato in un apposito decreto legge. Se il Governo, invece, ha pensato di usare il piano assunzionale all’interno del DDL come arma di ricatto sociale al fine di contingentare i tempi di discussione su misure così profonde e radicali, questo Collegio non può che stigmatizzare tale scelta, considerandola un’inaccettabile provocazione e un’imprudenza pericolosa: la scuola è di tutti e per ciascuno, e si articola come organismo complesso e delicato, il cui sistema non può essere stravolto senza un’approfondita valutazione delle conseguenze che i cambiamenti proposti genererebbero.
2) Il provvedimento di legge appare privo di una visione strategica della scuola, dell’istruzione e della formazione da proporre all’attenzione delle forze parlamentari e del Paese. L’articolato si incentra esclusivamente su aspetti di carattere tecnico, organizzativo, burocratico ed economico, promuovendo un modello di scuola di tipo aziendalistico del tutto estraneo alla migliore tradizione pedagogica ed educativa italiana. Alla luce di ciò non appare casuale la centralità assegnata alla nuova figura di Dirigente Scolastico manager, l’importanza attribuita al mondo dell’impresa e dell’economia e, per converso, la pressoché totale assenza di riferimenti agli studenti, alle famiglie, al mondo della cultura e alle sue istituzioni.
3) Il DdL sembra ignorare quasi del tutto le innumerevoli critiche e proposte elaborate in buona fede da migliaia di docenti e operatori scolastici nella piattaforma governativa on line, cosiddetta della “Buona scuola”, la quale, a questo punto, si rivela per quello che molti paventavano all’inizio, ovvero solo una grande operazione mediatica di distrazione di massa.
4) Il DdL prevede la riduzione Collegio dei docenti a mero organo consultivo, depotenziandolo significativamente, in quanto lo priva di ogni potere deliberativo. Ogni decisione non solo organizzativa e amministrativa, ma persino pedagogica e didattica è affidata al Dirigente Scolastico (il quale peraltro sarà caricato di enormi responsabilità e senza alcuna tutela) in una sorta di deriva autoritaria che non può trovare spazio all’interno della Scuola, una delle fondamentali istituzioni democratiche della Repubblica, quella cui viene demandato il compito di formare le cittadine e i cittadini.
5) Il DdL lede gravemente la libertà di insegnamento, garantita dalla Costituzione, limitando la libera estrinsecazione dell’attività didattica del docente e sottoponendola al controllo di un solo soggetto, il Dirigente Scolastico.
Il docente, inoltre, sarebbe costretto a una formazione obbligatoria nella misura di 50 ore annuali da prestarsi, scavalcando la contrattazione nazionale, senza alcuna retribuzione, ignorando i fallimentari risultati conseguiti in passato dai corsi di formazione obbligatoria nelle scuole.
È evidente il rischio della limitazione, coartazione e soppressione del pluralismo democratico, che deve essere invece garantito e tutelato in tutti i modi, perché la scuola è la fucina della democrazia del presente e del futuro e tale deve rimanere.
6) Il Dirigente Scolastico assume un rilievo spropositato anche rispetto alla costituzione dell’organico dei docenti, all’assunzione degli stessi, alla loro valutazione, senza alcun bilanciamento e senza che il sistema di valutazione dei dirigenti abbia dato risultati apprezzabili, essendo ancora in fase di implementazione. Tutti noi conosciamo l’impegno, la serietà e il rigore di molti dirigenti scolastici ma, in un Paese che vanta tristi primati in termini di corruzione, si rischia di consegnare le scuole, istituzioni finora quasi immuni dagli abusi, a clientelismi locali e all’arbitrio di pochi. Secondo la definitiva riformulazione dell’articolo 7, i dirigenti, per la copertura dei posti dell’istituzione scolastica, propongono gli incarichi ai docenti di ruolo assegnati all’ambito territoriale di riferimento, anche tenendo conto delle candidature presentate dai docenti. I dirigenti, inoltre, potranno utilizzare il personale docente in classi di concorso diverse da quelle per le quali è abilitato, purché possegga titoli di studio, validi per l’insegnamento della disciplina, percorsi formativi e competenze professionali coerenti con gli insegnamenti da impartire, quindi, in sostanza, pure in assenza di abilitazione specifica all’insegnamento.
7) Il sistema di piani triennali da sottoporre da parte di tutte le istituzioni scolastiche nazionali al vaglio dell’Ufficio Scolastico Regionale e del Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca comporterà un aggravio burocratico di proporzioni immani. Ogni tre anni le scuole saranno gettate nel caos e le migliori energie si spenderanno per conteggiare burocraticamente posti, risorse, progetti ecc. Gli eventuali rilievi opposti dagli organi superiori, così come la mancata erogazione di risorse adeguate (quand’anche fatti in assoluta buona fede), costringeranno ad ulteriori revisioni e rimpalli dei piani da un livello all’altro, con inutili perdite di tempo, risorse, energie e con il moltiplicarsi del contenzioso amministrativo.
Tra le scuole della Repubblica, a tutte le quali, indistintamente, dovrebbe essere garantito un decoroso sostegno economico per svolgere la loro imprescindibile missione, si scatenerà una “cattiva” competizione di tipo clientelare per vedersi approvati i piani e per accaparrarsi le risorse. In tutto ciò i livelli politici superiori otterranno un’ingerenza pericolosa sulle scuole, che subiranno un pesante condizionamento dei governi regionali e nazionali di turno. Piaga, questa, che aveva finora quasi risparmiato il mondo della scuola.
8) Il sistema dell’organico funzionale, così come congegnato, lede i più elementari diritti dei lavoratori. Innanzitutto, quelli dei docenti precari (PAS, TFA, 3°FASCIA, GAE) che non dovessero rientrare nel piano straordinario di assunzioni, i quali verrebbero definitivamente espulsi dalla scuola pubblica, senza neppure la possibilità di accedere alle supplenze per coloro che hanno prestato più di 36 mesi di servizio. Ai docenti, sia quelli neoassunti sia tutti quelli che rientrano nelle operazioni di mobilità (compresi i soprannumerari), sarebbe impedita un’effettiva possibilità di mobilità nel territorio nazionale oltre che la possibilità, sancita per qualunque altro dipendente dello Stato, di poter operare una scelta su una sede. Il trasferimento dalla scuola al “cosiddetto” Albo comporterebbe così, analogamente alla riforma del lavoro, chiamata Jobs act, già approvata dal parlamento, un’imponente precarizzazione della classe docente (ma chiaramente estendibile anche ai Dirigenti scolastici e al personale ATA), che produrrebbe solo una costante incertezza sull’immediato futuro lavorativo. Così, anziché rendere più dinamica la mobilità dei docenti, il sistema prefigurato cristallizzerebbe le posizioni dell’organico, sclerotizzando i docenti sempre nelle stesse scuole, salvo la mancata riconferma da parte del DS.
Del tutto criticabile, inoltre, soprattutto dopo tanta retorica sulla scuola meritocratica, è la facoltà attribuita al DS di poter affidare la cattedra a docenti senza abilitazione che abbiano semplicemente il titolo di studio specifico.
9) Assolutamente negative sono da valutare le aperture alle sponsorizzazioni di privati, che segnano la capitolazione dello Stato e il suo possibile progressivo disimpegno dalla spesa per la scuola pubblica, già tra le più basse d’Europa. Le sponsorizzazioni dei privati rischiano di generare clientelismi, indebite ingerenze, connivenze, producendo inoltre minori introiti per lo Stato (sono previsti dal DDL incisivi vantaggi fiscali) insieme a ulteriori, profonde disparità tra le scuole collocate in territori floridi ed economicamente produttivi e scuole di zone economicamente depresse. Gli articoli 15 e 16 sono un vero e proprio manifesto della lotta di classe fatta dai più ricchi contro i più poveri. Entrambi gli articoli consentono a soggetti privati, tramite la dichiarazione dei redditi o con una donazione liberale, di finanziare una singola scuola.
Attenzione! Questo dettaglio è fondamentale: una singola scuola, non il sistema scolastico.
È più che evidente che le capacità di spesa per il finanziamento delle scuole con donazioni liberali, così come l’entità del 5 per mille del singolo contribuente, sono fortemente variabili a seconda del territorio.
Allo stesso modo è del tutto evidente che i genitori tenderanno a finanziare, con uno o entrambi i metodi, la scuola dei propri figli, non certo una scuola a caso in giro per il paese.
Le conseguenze di queste modalità di finanziamento è facilmente immaginabile: le zone del paese in cui si concentrano i redditi più alti avranno scuole meglio finanziate, le zone col più alto numero di famiglie in difficoltà avranno anche scuole con meno disponibilità economica, con un meccanismo di moltiplicazione delle disuguaglianze. Ai ricchi le scuole migliori, ai poveri le scuole peggiori.
– Incostituzionale è la defiscalizzazione delle rette per le scuole paritarie. Fatta salva la libertà di scelta educativa delle famiglie, lo Stato non può stornare parte della fiscalità generale a vantaggio degli istituti privati, sottraendo risorse alla scuola statale.
– Nessun riferimento è presente nel DDL riguardo alla spinosa questione del personale ATA, ignorato da questo governo e fatto oggetto di pesanti tagli da quelli precedenti.
– Abnormi e senza precedenti sono, infine, le deleghe che il Governo chiede al Parlamento per rivedere praticamente tutta la legislazione scolastica vigente: dall’autonomia scolastica al sistema di conseguimento delle abilitazioni, dallo statuto giuridico del personale scolastico, alla revisione degli organi collegiali, ai problemi della disabilità e così via, prefigurando un’ulteriore pericolosa compressione delle prerogative del Parlamento e della qualità della democrazia nel nostro Paese.
L’assemblea pertanto, sulla base di questi elementi, si propone di:
– Organizzare ulteriori momenti di confronto, coinvolgendo anche gli studenti e le loro famiglie, spiegando loro le profonde ragioni del disagio dei lavoratori della scuola e le nocive conseguenze della riforma per il futuro del Paese con l’indizione di assemblee cittadine a cui parteciperanno i Sindaci per chiedere la convocazione di un consiglio monotematico di discussione sul DdL scuola
– Aderire al sit-in di protesta che si terrà a Bari Lunedì 18 maggio presso la prefettura, per consegnare al Prefetto e al Sindaco di Bari un documento che spieghi le ragioni della nostra protesta
– Non adottare nuovi libri di testo per l’a.s. 2015-2016 lasciando adottati i libri in uso. Certamente dispiace dover porre in essere una protesta che potrà danneggiare altri lavoratori che speriamo comprendano il senso di questa azione, ma siamo convinti che una presa di coscienza collettiva e trasversale possa incidere sull’opinione pubblica e possa ridare alla scuola l’attenzione che merita e ai ragazzi la possibilità di vedere ripristinato il diritto pieno e non discriminatorio allo studio, come sancito proprio dalla Costituzione.
– Coinvolgere i sindacati in azioni unitarie e incisive di rivendicazione dei diritti lesi e per la richiesta al Governo di ritirare il DdL sulla scuola;
– Diffondere a tutti i livelli, attraverso gli organi di stampa e di informazione, i siti internet e i social network, la grave preoccupazione dei docenti per l’iniziativa di legge del Governo;
– Invitare il Governo e il Parlamento a tenere conto delle innumerevoli proposte di miglioramento del sistema dell’istruzione e della formazione, formulate nel corso degli ultimi anni dai docenti attraverso leggi di iniziativa popolare, interventi sulla piattaforma “La Buona Scuola”, documenti, progetti, sperimentazioni;
– Elaborare ulteriori incisive proposte di miglioramento del sistema nazionale di istruzione da sottoporre al vaglio delle forze politiche e del Governo.
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