Cresce nel mondo del lavoro la domanda di giovani specializzati: gli Its, gli Istituti tecnici superiori, continuano ad essere la risposta migliore per rispondere a questa esigenza, tanto è vero che ad un anno dal conseguimento del titolo oltre il 90% trova un lavoro attinente. Se ne è parlato a Torino, il 13 maggio, in occasione degli Stati Generali sull’Education, ai quali ha partecipato anche il ministro all’Istruzione Marco Bussetti.
“Confindustria ha ragione – ha detto il titolare del Miur – c’è bisogno di formazione e di tecnici specializzati per dare slancio alla nostra economia. E l’Its è la scelta vincente da questo punto di vista”.
“Rispetto all’anno precedente abbiamo aumentato i fondi del 30% e avremo 3.000 studenti in più, rispetto alla pianificazione originale, che dall’anno prossimo potranno accedere ai corsi Its. Formazione anello debole? Sarà l’anello vincente per avvicinare il mondo dell’impresa a quello della scuola”, ha aggiunto il ministro.
Ammonta a 32 milioni di euro la quota investita per potenziare gli Its, gli Istituti tecnici superiori: i fondi saranno immediatamente disponibili.
Bussetti ha però anche ribadito che “l’investimento sul sapere è una delle chiavi imprescindibili del rilancio dell’interesse nazionale italiano in Europa e della rifondazione dell’Unione Europea sulle idee di libertà, lavoro, sviluppo, dignità umana, pace e benessere
“Stiamo rimettendo al centro gli studenti – ha aggiunto il ministro – e le loro attitudini, le loro disposizioni interiori, le loro potenzialità da dispiegare. Educare significa dar forma al desiderio individuale”.
Poi, però, facendo indirettamente riferimento alla crescita dei casi di intolleranza verso il corpo insegnante e i lavoratori della scuola, Bussetti ha anche detto: “Sgombriamo subito il campo da un equivoco: le competenze sono certamente fondamentali, la specializzazione è determinante e imprescindibile, ma ritengo altresì che, affinché le competenze possano venir utilizzate al meglio, a monte debba svolgersi un’educazione rivolta alla persona in tutti i suoi aspetti, sia intellettuali che emozionali“.
Rispetto all’alternanza scuola-lavoro, il ministro dell’Istruzione ha detto che “è positiva e necessaria, tuttavia non deve essere un apprendistato occulto”.
L’esperienza in azienda, ha sottolineato Bussetti, “deve essere un momento in cui ‘fare scuola’ anche fuori dalle aule per apprendere anche in un contesto lavorativo, pur rimanendo all’interno di un orizzonte educativo”.
“Ritengo infatti – ha concluso il responsabile del Miur – che esperienze didattiche altamente formative, svolte in partnership con le aziende e le imprese del territorio o con gli Enti Locali, possano e debbano rappresentare un modo concreto e attuale di fare scuola, a patto che siano una reale opportunità”.
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