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Ius Scholae, Boldrini (Pd): non si regala la cittadinanza italiana a nessuno, la destra dorma serena

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Alla Camera si sta infuocando il dibattito sulla riforma della legge sulla cittadinanza, il cosiddetto “Ius Scholae”: dopo il via libera della maggioranza (ma con spaccature interne importanti con Lega e Fratelli d’Italia contrari) dei senatori Commissione Affari Costituzionali della Camera, l’avvio del confronto in Aula si sta svolgendo con toni decisamente accesi.

L’on Boldrini: ci sono diverse condizioni

Tra gli interventi più forti, registriamo quello di Laura Boldrini, deputata del Pd e Presidente del Comitato della Camera sui diritti umani nel mondo.

La proposta di legge sullo ‘Ius Scholae’, ha detto l’ex presidente della Camera, “prevede di conferire la cittadinanza a bambine e bambini nati in Italia, o che vi abbiano fatto ingresso entro il dodicesimo anno di età, che abbiano vissuto regolarmente e senza interruzioni nel nostro Paese e che abbiano frequentato in Italia un ciclo di istruzione per almeno cinque anni. Vedete quante condizioni prima dì acquisire la cittadinanza?”.

“Davvero non riesco a capire – ha continuato Boldrini – che cosa temono i colleghi della destra, che anche di fronte a una proposta di legge così misurata e rigorosa hanno scelto la strada dell’ostruzionismo, presentando centinaia di emendamenti, molti strumentali e provocatori”.

Secondo Boldrini, “prima è stato fatto credere che fosse nostra intenzione regalare la cittadinanza italiana a qualunque straniero che mettesse piede sul nostro suolo. E lo si faceva sapendo di dire il falso, utilizzando questa menzogna per scatenare paura, divisione, e odio. Poi, più recentemente, i gruppi di destra hanno sostenuto che questa legge sarebbe inutile perché ai minori vengono già garantiti i diritti di cui hanno bisogno e una volta raggiunti i 18 anni possono fare la domanda di cittadinanza. Secondo loro, quindi, questa legge non cambierebbe nulla”.

“Peccato – continua Boldrini – che i diretti interessati, i ragazzi e le ragazze privati della cittadinanza, sostengano il contrario. Serve eccome! E la stessa convinzione la esprime la maggioranza degli italiani, anche di destra, come documentato da un recente sondaggio di Youtrend”.

“Basta d’altronde guardare la realtà di tutti i giorni – conclude la deputata del Pd – : le compagne e i compagni di scuola, di origini straniere, dei nostri figli e figlie vengono già considerati italiani a tutti gli effetti. È ora quindi che anche lo Stato si metta in sintonia con il Paese. Oggi abbiamo l’occasione per farlo e dobbiamo andare fino in fondo”.

La ministra Bonetti: va approvato

Anche fuori dall’Aula della Camera gli interventi non mancano. Secondo la ministra per le Pari opportunità e la Famiglia Elena Bonetti “lo Ius scholae è un tema molto dibattuto che purtroppo non è stato portato a termine nella scorsa legislatura”.

La sua approvazione sarebbe, quindi, “un riconoscimento della centralità della scuola che è importante portare avanti”, ha detto Bonetti a Rai News 24.

Anche la senatrice Valeria Fedeli ha voluto dire la sua, a difesa della riforma e rispondendo in modo secco alla leader di FdI Giorgia Meloni, definendola senza mezzi termini “razzista”.

Rusconi (Anp Roma): serve realismo, no ideologie

Il tema è molto sentito non solo in ambito politico. Secondo Mario Rusconi, presidente Anp Roma, “i bambini e i ragazzi di origine straniera che frequentano le nostre scuole sono spesso nati in Italia. Raggiungono risultati simili a quelli dei coetanei italiani nel senso che alcuni raggiungono un buon profitto, altri invece presentano ancora alcune lacune scolastiche. L’invito che mi sento di fare alla politica è di affrontare la questione in modo realistico, non ideologico e soprattutto che sia basato su considerazioni di tipo formativo”.

“Come persona di scuola – ha continuato Rusconi – penso che noi abbiamo necessità che la preparazione di questi studenti sia adeguata al contesto scolastico, che riescano ad avere come tutti una buona padronanza sia della lingua che della cultura del nostro Paese”.

“Porto ad esempio il caso di una ragazza afghana, profuga, che frequenta il liceo scientifico da me diretto che ha imparato in poco tempo la nostra lingua, padroneggia bene gli argomenti di studio ed essendo molto brava in matematica è vezzeggiata da compagni e compagne per l’aiuto che riesce a dare”, conclude il leader di Anp Roma.