Lo ius soli diventa ius scholae, almeno questo è il tentativo. “La presente proposta – afferma il presidente della Commissione Affari Costituzionali, Giuseppe Brescia, che ha presentato alla Camera il provvedimento – punta a introdurre in maniera puntuale una nuova fattispecie orientata al principio dello ius scholae, con una scelta di fiducia non solo negli stranieri che vogliono integrare i loro figli, ma nel lavoro della comunità didattica, nella dedizione dei dirigenti scolastici e degli insegnanti che in classe costruiscono la nostra Repubblica e insegnano i valori della nostra Costituzione“.
“Il minore straniero nato in Italia o che vi ha fatto ingresso entro il compimento del dodicesimo anno di età che abbia risieduto legalmente e senza interruzioni in Italia” e che “abbia frequentato regolarmente, nel territorio nazionale, per almeno cinque anni, uno o più cicli scolastici” o percorsi di istruzione e formazione professionale “acquista la cittadinanza italiana“. Lo prevede il testo unificato della riforma della cittadinanza presentato in Commissione Affari costituzionali dal relatore Giuseppe Brescia (M5s).
“A trent’anni di distanza dall’approvazione della legge 91/1992, il legislatore deve prendere atto delle profonde trasformazioni avvenute nella società italiana e aggiornare le norme in materia di cittadinanza,” afferma sempre il deputato del Movimento 5 Stelle sul proprio sito web, e rimarca: non bisogna “illudere e deludere centinaia di migliaia di giovani. Sono figli di stranieri che studiavano e studiano con i nostri figli e hanno visto le loro vite condizionate dall’assenza di una minima legge di civiltà”.
“Lo dico con chiarezza. Nel testo proposto non c’è lo ius soli,” rivendica Giuseppe Brescia, precisando che ogni precedente tentativo di riforma è stato “fortemente influenzato da strumentalizzazioni politiche e distorsioni mediatiche che hanno solo alzato il volume della propaganda senza portare alcun cambiamento. Per raggiungere l’obiettivo – chiarisce – bisogna dunque rovesciare il paradigma, evitando inganni ideologici e puntando su un testo semplice, capace di non prestare il fianco a manipolazioni.
Una questione che presto riguarderà anche i giovani profughi in viaggio dall’Ucraina all’Italia per sfuggire alla guerra e ai quali lo stesso ministro Bianchi promette accoglienza e solidarietà.
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