Si continua parlare di Ius Scholae. La Tecnica della Scuola ha chiesto l’opinione dei docenti in merito alla possibilità, di cui si parla a livello politico in queste settimane dopo l‘apertura di Forza Italia, di far ottenere la cittadinanza italiana agli studenti stranieri che frequentano un certo numero di anni di scuola.
Secondo quanto è emerso dall’indagine, due insegnanti su tre si sono detti a favore dello Ius Scholae. Ecco il commento del nostro direttore, Alessandro Giuliani, ai microfoni di ReiTv: “Perché evidentemente si tratta di ragazzi integrati a tutti gli effetti, che usano la lingua italiana, usano il dialetto, giocano con i figli degli italiani, frequentano la scuola, e non vi è quindi alcun motivo per attendere i diciotto anni”.
“La metà dei genitori si dice d’accordo. Cosa significa questo? Che i tempi per cambiare la legge della cittadinanza italiana evidentemente sono maturi”, ha chiosato il direttore della Tecnica della Scuola.
L’indagine ha visto la partecipazione per il 735 di docenti, dirigenti, studenti, genitori e altro. La metà dei partecipanti vive al Nord (48.8%), mentre il resto è diviso equamente tra Centro, Sud e Isole.
Dai dati raccolti dal sondaggio, la maggior parte dei docenti (64.1%, quindi due su tre) e dei dirigenti (51.6%) si è detta favorevole alla cittadinanza agli studenti stranieri che abbiano completato un ciclo di istruzione. Tuttavia, soprattutto tra gli insegnanti ci sono stati anche diversi commenti contro la proposta.
Ecco alcuni commenti: “L’anello debole dell’istruzione nel nostro Paese è proprio il primo ciclo. Concedere la cittadinanza a chi lo abbia completato equivale ad un “liberi tutti” inaccettabile. Sarebbe più corretto pensare a concedere la cittadinanza a chi abbia completato anche il secondo ciclo di studi”; “Un ciclo di scuola completo sono favorevole, ma solo Quattro cinque anni no. Ho visto troppi mantenere una mentalità lontana dal essere italiana”; “No, perché anche la maggior parte delle scuole pubbliche è ormai un diplomificio: solo chi è ingenuo o in malafede può pensare che aver completato un ciclo di studi nel nostro Paese comporti l’acquisizione delle competenze linguistiche e culturali per essere cittadini italiani”.
Per quanto riguarda la categoria dei genitori degli alunni è risultata la più restia: poco più della metà (il 50.4%) non vorrebbe infatti estendere la cittadinanza italiana agli studenti stranieri.
Qui di seguito alcuni commenti dei componenti delle famiglie degli studenti: “Ci sono già regole per ottenere la cittadinanza, perché inventarsene di nuove? lo ius scholae non esiste in nessuna parte del mondo!”; “Ma per quale motivo nel nostro paese ci si inventa regole che non esistono da nessuna parte? Lo ius scholae è un’invenzione di qualche politico che evidentemente ha preso troppo sole!”.
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