Il dibattito sullo Ius Scholae sta impazzando in questi giorni, tra media, carta stampata e social network. In molti si stanno chiedendo: è davvero la scuola che permette di integrare i cittadini che non sono nati sul suolo italiano? C’è chi pensa che sì, e c’è invece chi pensa che no, perché la scuola non fornisce alcuno strumento particolare che permette agli studenti di definirsi cittadini.
La pensa così un utente, che su X ha scritto: “Ho due nipotine 2^ e 3^media quest’anno. Sono le prime nelle rispettive classi. Non sanno nulla di Leggi italiane, di Costituzione, di sistema elettorale, di rapporti con l’Europa. La scuola non fa cittadini Italiani”.
Ecco alcune reazioni:
“Nessuno mi ha mai insegnato nulla di ordinamento dello stato, Costituzione”.
“Mia figlia ha finito quest’anno la terza media e ha fatto tutti e tre gli anni educazione civica e queste cose le ha studiate e le sa anche molto bene, penso dipenda anche dall’insegnante”.
“Assolutamente vero. La scuola è completamente inutile ai fini dell’integrazione e della cittadinanza. E per i ragazzi stranieri spesso è solo un posto in cui perdere tempo e anche sentirsi isolati perché le famiglie di origine continuano ad educarli secondo le proprie islamiche tradizioni. La soluzione non sarà mai la scuola. Il problema sono le famiglie in cui questi ragazzi crescono”.
“Guardi, se il metro per giudicare la meritevolezza della cittadinanza italiana fosse la perfetta conoscenza delle leggi e dell’ordinamento giuridico temo che i cittadini italiani sarebbero ridotti a poche centinaia di migliaia”.
Ricordiamo che l’Identità italiana e appartenenza europea dovrebbe essere uno dei contenuti presenti nelle nuove linee guida dell’insegnamento di Educazione Civica. Queste linee guida sostituiranno quelle precedenti, introducendo nuovi contenuti e ridefinendo gli obiettivi di apprendimento a livello nazionale. Il documento è già stato inviato a inizio agosto al Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione (CSPI) per il prescritto parere non vincolante.
Ricordiamo che la legge 92 del 20 agosto 2019 ha introdotto, a partire dall’anno scolastico 2020-2021, l’insegnamento trasversale dell’educazione civica nel primo e secondo ciclo d’istruzione, con iniziative di sensibilizzazione alla cittadinanza responsabile a partire dalla scuola dell’infanzia.
Le Linee guida per l’insegnamento dell’educazione civica sono state pubblicate con il D.M. n. 35 del 22.06.2020. Con Decreto Ministeriale n. 158 del 3 agosto 2023, pubblicato settembre scorso, il Ministero ha apportato alcune modifiche.
Ai lettori della Tecnica della Scuola vogliamo chiedere se sono d’accordo o meno sulla proposta di Forza Italia. Secondo voi sarebbe corretto estendere la cittadinanza italiana agli studenti che hanno completato un ciclo di studi in Italia?
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