Sullo Ius Scholae, il diritto di cittadinanza per i minori stranieri che studiano in Italia da almeno cinque anni, riconosciuto dalla proposta di legge, è intervenuta su ‘La Stampa’ l’ex Ministra Lucia Azzolina. “Ci ho sempre creduto, c’è la speranza di approvare una legge di civiltà, che metta la scuola al centro dei processi di inclusione del Paese. Ma non si dica che ci sono altre priorità. Se una legge è giusta, è sempre un buon momento”.
Azzolina difende l’impegno del Movimento 5 Stelle sulla questione: “Siamo stati noi, con il presidente della commissione Affari costituzionali Giuseppe Brescia, a presentare questa legge. Il M5S ha fatto un percorso di maturazione e il risultato si vede nell’approccio a temi come questo”.
Il bisogno di una legge sulla cittadinanza nasce dai tempi. “L’ultima che abbiamo risale al ’92 – spiega Azzolina – e nel frattempo è cambiato il mondo. I ragazzi stranieri che parlano in dialetto, cantano l’inno, vanno a scuola qui, non sono italiani? Non si trovino pretesti per affossarla. Lo ius soli non c’entra nulla. Qui si mette al centro un percorso scolastico, non il diritto di cittadinanza perché si nasce sul suolo italiano”.
Sulle posizioni politiche l’ex Ministra chiarisce: “Se restano queste, da una parte ci sarà chi pensa che estendere i diritti sia un mezzo di inclusione e dall’altra chi i diritti li vuole ridurre, mettendo ai margini della società bambini e ragazzi che si sentono italiani. Registriamo però un segnale di sensibilità: il voto favorevole in commissione da Forza Italia. Con una maggioranza larga, insieme a Pd, Leu, Italia viva e +Europa, c’è la speranza che si possa davvero tagliare il traguardo. Possono arrivare delle modifiche, il testo non è blindato. Però è sbagliato sostenere che favorirebbe l’immigrazione. Chi lascia il proprio paese, lo fa sempre per necessità, e di certo non sceglie di emigrare in Italia perché c’è lo ius scholae”.
Sullo ius scholae arrivano anche le parole della capogruppo in commissione Cultura del Pd Rosa Di Giorgi:
“Lo Ius Scholae adottato ieri in commissione Affari costituzionali rappresenta il giusto compromesso per rinnovare il concetto di cittadinanza alla luce delle trasformazioni storiche intercorse e delle profonde mutazioni sociali che hanno interessato negli ultimi anni il nostro Paese.
Non possiamo più assistere alla spettacolo indecente di bambini e ragazzi che vivono accanto ai nostri figli, frequentano le nostre scuole, parlano la nostra lingua, ma non possono godere degli stessi diritti dei loro coetanei italiani.
Un vulnus democratico cui lo ius scholae risponde in maniera equilibrata. Sono dunque strumentali le polemiche di chi intende solo sabotare la legge per negare un diritto basilare, che dovrebbe essere scontato.
Il fatto che sia la scuola il perno del diritto di cittadinanza rappresenta poi un valore aggiunto che centra perfettamente la questione. È cittadino chi condivide un insieme di valori e di principi, esattamente quelli che la scuola si impegna a fornire quotidianamente a tutti, senza distinzioni, come prevede la Costituzione”.
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