Il dibattito è partito da un’intervista al Corriere della Sera del leader di Forza Italia Antonio Tajani che col suo partito sarebbe favorevole al cosiddetto ius scholae, concedere cioè la cittadinanza italiana a quei bambini stranieri che hanno concluso un percorso di studi nel nostro Paese.
Ma gli alleati di governo, Fratelli d’Italia e Lega, come la pensano?
Il fact-checking del dibattito sullo ius scholae è stato analizzato da pagellapolitica.it , secondo cui sulla stessa posizione di Tajani ci sarebbe Maurizio Lupi, leader di Noi Moderati.
Contraria la Lega per la quale l’Italia è il Paese che nell’Unione europea concede più cittadinanze di tutti agli stranieri, e quindi le norme devono restare così come sono, senza scorciatoie.
Ma è così veramente? In valore assoluto sarebbe vero, ma se si rapporta al numero di abitanti, l’Italia scende al quinto posto; ma non solo, secondo varie organizzazioni indipendenti, l’Italia è tra i Paesi europei con i vincoli più severi per la concessione della cittadinanza agli stranieri.
Fratelli d’Italia invece, se oggi non intende parlarne perché altre sarebbero le priorità, quando era all’opposizione la presidente Meloni ha difeso la possibilità di concedere la cittadinanza italiana agli adolescenti stranieri che avrebbero concluso la scuola dell’obbligo, che nel nostro Paese dura dieci anni, dai 6 ai 16 anni di età.
Nota la posizione del Pd che vorrebbe “una riforma della cittadinanza che garantisca lo ius soli”, senza altro tipo di mediazione, contro cui si oppone il Movimento 5 Stelle, favorevole a introdurre lo ius scholae.
Sulla stessa linea il leader di Azione Carlo Calenda e quello di Italia Viva Matteo Renzi che avevano proposto nel loro programma elettorale di concedere la cittadinanza italiana a chi ha frequentato “per almeno cinque anni un percorso di formazione in Italia e a tutti gli studenti stranieri che hanno svolto e completato gli studi universitari” nel nostro Paese.
Attualmente le norme sulla concessione della cittadinanza italiana sono regolate dalla legge n. 91 del 1992 e che si basa sul principio dello ius sanguinis (dal latino “diritto di sangue”), in base al quale la cittadinanza viene “ereditata” automaticamente alla nascita se almeno uno dei genitori già la possiede. Se però il bambino è nato in Italia da genitori entrambi stranieri, potrà ottenere la cittadinanza solo dopo aver compiuto 18 anni; ma se fino a quell’età ha vissuto senza interruzioni sempre nel nostro Paese. Gli altri cittadini stranieri possono ottenere la cittadinanza italiana dopo essere stati residenti per almeno dieci anni in Italia.
Concludendo, si legge sul sito di pagella politica, se Forza Italia trovasse un accordo con i partiti all’opposizione per cambiare la legge, i favorevoli alla riforma verso lo ius scholae avrebbero la maggioranza sia alla Camera sia al Senato, dato che la Lega e Fratelli d’Italia insieme sono in minoranza.