La “battaglia” sullo ius scholae va avanti e, a questo punto, è difficile prevedere come potrà concludersi.
Dopo la netta chiusura della Lega (Salvini ha ribadito che il tema non è in agenda e comunque la legge attuale, che è del 1992, funziona benissimo) nelle ultime ore è arrivata qualche apertura anche da Fratelli d’Italia.
Il ministro Francesco Lollobrigida ha fatto persino qualche richiamo storico: “Durante l’Impero romano non si diventava cittadini romani d’emblée, ma per amore, per quello che rappresentava Roma all’epoca. Noi crediamo che uno possa diventare cittadino semplicemente con un percorso in cui possa dimostrare l’amore per questa terra, non c’è niente di male”.
Sui profili social di Forza Italia è stato pubblicato un post di questo tenore: “Favorire l’inclusione sociale e lavorativa degli immigrati regolari. Garantire flessibilità in uscita dal mondo del lavoro e accesso alla pensione, favorendo il ricambio generazionale. Entrambi sono punti presenti nel programma del centrodestra di governo. Lo ius scholae rappresenta lo strumento per mantenere queste promesse nei confronti degli elettori”.
In proposito il vicesegretario della Lega Andrea Crippa dichiara: “Leggendo quanto apparso sui profili social di Fi riguardo la cittadinanza, una domanda sorge spontanea: gli elettori hanno votato Tajani e i suoi per governare con il centrodestra unito o per portare avanti i programmi del Pd e dei comunisti?”.
L’europarlamentare Stefano Bonaccini cerca immediatamente un avvicinamento a FI: “Ho molto apprezzato le parole di Tajani. Penso che se Forza Italia vorrà fare sul serio, come spero, ci può essere una maggioranza persino parlamentare, trasversale, che sul tema dello Ius Soli, più precisamente sullo Ius Scholae, può trovare una ragione per trovarsi d’accordo”.
E va segnalato anche l’intervento del Governatore della Banca d’Italia Panetta che due giorni fa al Meeting di Rimini ha ricordato che in una situazione di “inverno demografico” come quella che stiamo attraversando l’arrivo di famiglie straniere nel nostro Paese deve essere accolto con favore.
D’altronde già gli antichi Romani, richiamati da Lollobrigida, lo avevano capito; fu l’imperatore Marco Aurelio Antonino, meglio noto come Caracalla, ad approvare la “Constitutio Antoniniana” agli inizi del III secolo.
La legge prevedeva di riconoscere la piena cittadinanza a tutti gli abitanti maschi dell’impero e non si trattava certamente di un atto di “generosità” ma piuttosto della necessità di garantirsi nuove entrate tributarie oltre nuove forze per incrementare gli eserciti.
E c’è da credere a Caracalla importasse poco o nulla che i “barbari” a cui aveva deciso di riconoscere la cittadinanza amassero Roma e la romanità.
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