Si continua parlare di Ius Scholae, dopo le parole del leader di Forza Italia Antonio Tajani e di tanti esponenti del Governo e dell’opposizione, come il ministro dell’agricoltura Francesco Lollobrigida, che l’altro ieri ha parlato di “amore per la terra”.
A dire la sua è stata l’ex docente Ilaria Salis, oggi eurodeputata, su X, che è favorevole: “Quando lavoravo come maestra avevo classi, quasi intere, di bambini che periodicamente dovevano assentarsi per recarsi in questura a rinnovare il permesso di soggiorno. Vi rendete conto? Un bambino di sei anni costretto ad andare in questura, spesso all’alba, e mettersi in fila per ricevere l’assurda concessione di poter stare nel paese dove abita, o dove magari è persino nato. Questo, oltre a tutte le altre discriminazioni che già in tenera età sono costretti a subire”.
Che dei ragazzini nati e/o cresciuti in Italia non possano vivere sereni al pari dei propri compagni è una barbarie inqualificabile. Chiunque abbia un briciolo di umanità e decenza, dovrebbe scagliarsi contro chi difende un simile modello di società. È una questione di civiltà, livello base. Ma la faccenda è ben più ampia di come viene ridotta nel dibattito pubblico”.
“Lo Ius Scholae, che pur scandalizza le destre peggiori, è una riforma gravemente insufficiente e rischia persino di introdurre altre discriminazioni, non tenendo conto per esempio del fenomeno della dispersione scolastica”, ha concluso.
La questione dello Ius Scholae, che potrebbe trasformare una parte significativa di questi studenti in cittadini italiani, è di estrema attualità. Secondo un’elaborazione di Tuttoscuola, i potenziali beneficiari sarebbero circa 560 mila. Di questi, oltre 300 mila potrebbero ottenere la cittadinanza italiana già nel primo anno di applicazione della legge, mentre gli altri la otterrebbero nei successivi quattro anni. Questo rappresenterebbe circa il 7% della popolazione scolastica totale e l’1,2% degli aventi diritto di voto.
La distribuzione geografica dei nuovi cittadini sarebbe però disomogenea: 5 su 6 risiedono nel centro-nord, con meno del 15% nel Meridione.
La stima di Tuttoscuola si basa sull’ipotesi che lo Ius Scholae venga concesso a chi ha completato l’intero primo ciclo del sistema scolastico italiano, fino alla terza media. Nel primo anno, i potenziali beneficiari includerebbero gli studenti stranieri della terza media e delle scuole superiori, oltre ai frequentanti dei percorsi di istruzione e formazione professionale (IeFP) gestiti dalle Regioni. Si tratta di circa 310 mila ragazzi solo nel primo anno.
Negli anni successivi, considerando un quinquennio, altri 249 mila alunni potrebbero beneficiare della nuova legge, portando il totale dei “nuovi italiani” a circa 560 mila entro cinque anni. Questo scenario dipende tuttavia dall’approvazione del Parlamento, che ha il potere di cambiare il destino di centinaia di migliaia di giovani.
Ai lettori della Tecnica della Scuola vogliamo chiedere se sono d’accordo o meno sulla proposta di Forza Italia. Secondo voi sarebbe corretto e giusto estendere la cittadinanza italiana agli studenti che hanno completato un ciclo di studi in Italia?
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