Lucia Azzolina, ex ministra dell’Istruzione, ha scritto un articolo per l’Huffington Post in cui riflette sulla necessità di affrontare con coraggio il tema della concessione della cittadinanza ai giovani che crescono e studiano in Italia. Già nel 2019, Azzolina aveva sollevato il dibattito sullo ius scholae, una proposta che, nonostante il sostegno iniziale, è stata successivamente accantonata. L’ex ministra considera questa questione non solo una battaglia di civiltà, ma anche un’opportunità cruciale per il futuro economico e sociale del Paese.
Recentemente, il dibattito è stato riaperto dalle dichiarazioni del ministro degli Esteri, Antonio Tajani, che hanno riportato l’attenzione sulla necessità di riforme che rafforzino il capitale umano in Italia. L’ex ministra sottolinea come la crescita demografica e l’inclusione dei giovani stranieri siano elementi fondamentali per garantire la sostenibilità economica dell’Italia. Citando il Governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta, evidenzia l’urgenza di misure che favoriscano l’afflusso di lavoratori stranieri regolari e l’aumento dell’occupazione giovanile e femminile.
Per Azzolina, la scuola è il luogo centrale in cui si crea coesione sociale e si formano cittadini consapevoli e integrati. In questo contesto, lo ius scholae rappresenta una soluzione che non solo risponde a una questione di civiltà, ma offre anche una “risposta razionale sul piano economico” che può contribuire allo sviluppo sostenibile del Paese. L’ex ministra conclude ricordando l’importanza della mediazione, citando Aldo Moro, come strumento per l’evoluzione sociale, invitando a un dibattito aperto che porti a una soluzione equilibrata e lungimirante per il futuro dell’Italia.
Il mondo della scuola è d’accordo: 2 docenti su 3 dicono sì, meno convinti i genitori – RISULTATI SONDAGGIO
Da un’indagine condotta dalla Tecnica della Scuola, a cui hanno partecipato 768 utenti, la maggior parte dei quali docenti, è emerso che il mondo della scuola accoglierebbe con favore la proposta: l’unica componente contraria risulta quella dei genitori degli alunni, che in prevalenza sulla concessione dello Ius Scholae sembra mantenere più di una riserva.