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Ius Scholae, Liliana Segre: “Sono molto favorevole, proprio perché sono stata esclusa ho piacere che siano inclusi”

La senatrice a vita e sopravvissuta all’Olocausto Liliana Segre, che proprio oggi, 10 settembre, compie 94 anni, ha rilasciato un’intervista a Il Cavallo e La Torre, su Rai3, andata in onda ieri. La Segre ha raccontato la sua esperienza in quanto ebrea esclusa dalla scuola pubblica a causa delle leggi razziali e si è detta a favore dello Ius Scholae.

Liliana Segre e il senso di colpa

“Tengo molto allo Ius Scholae, proprio perché sono stata esclusa ho piacere che siano inclusi”, così si può riassumere il suo pensiero. “Sono molto favorevole a dare la cittadinanza tramite la scuola. La scuola è molto importante”, ha aggiunto.

“Io andavo a scuola molto volentieri e non capivo perché da un momento all’altro non potevo più andare a scuola. Ho avuto un senso di colpa che mi ha perseguitato, da innocente. Questo ad un bambino cambia la vita”, ha concluso.

Liliana Segre, la scuola e il discorso di apertura dei lavori della XIX legislatura

La senatrice a vita Liliana Segre, il 13 ottobre di due anni fa, ha aperto i lavori della XIX legislatura del Senato.

Durante il suo discorso di apertura, la senatrice ha fatto presente, commossa, un suo ricordo personale, un momento molto toccante che ha sottolineato l’importanza storica di questo avvenimento: “Oggi sono particolarmente emozionata di fronte al ruolo che in questa giornata la sorte mi riserva. Nel mese di ottobre, mese in cui ci fu la Marcia su Roma, tocca proprio a me. Il valore simbolico di questa circostanza casuale, si amplifica nella mia mente perché ai miei tempi la scuola iniziava in ottobre ed è impossibile per me non provare una specie di vertigine, ricordando quella stessa bambina che nel 1938, in un giorno come questo, fu costretta dalle leggi razziali a lasciare vuoto il suo banco della sua scuola elementare. Quella stessa bambina si trova oggi addirittura sul banco più prestigioso del Senato”.

Ha poi aggiunto: “Il Senato è un’istituzione profondamente rinnovata, non solo nelle persone, non solo perché hanno votato anche i giovani, ma soprattutto perché gli eletti sono ridotti a 200. Il Paese ci guarda, grandi sono le nostre responsabilità ma al tempo stesso le opportunità di dare l’esempio. Non solo fare il nostro semplice dovere, servendo le istituzioni e non i nostri interessi. Lasciare fuori la politica urlata che tanto ha contribuito ad accrescere la disaffezione dal voto. Bisogna interpretare una politica alta e nobile che dia prova di rispetto per gli avversari. Siate sinceramente all’ascolto, esprimendovi con mitezza”.

Redazione

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