In Toscana, quasi il 20% degli studenti proviene da contesti migratori, e il 58% di questi è nato in Italia. Nonostante siano italiani di fatto, per la legge lo diventano solo a 18 anni. Il dibattito politico attorno allo ius scholae mira a cambiare questa situazione, permettendo ai minori stranieri nati in Italia o arrivati entro i 12 anni di ottenere la cittadinanza dopo un periodo di studio regolare, variabile tra 5 e 10 anni.
Da un’intervista del Corriere, Maria Carmela Intrieri, dirigente dell’Istituto Comprensivo Gandhi di Firenze, dove metà degli alunni è di origine straniera, sostiene che “chi ha studiato in Italia ha diritto al riconoscimento della cittadinanza. Per la scuola cambierebbe poco, ma per loro significherebbe molto”.
Anche Ludovico Arte, preside dell’Istituto Superiore Marco Polo, appoggia lo ius scholae come alternativa allo ius soli: “Richiedere più di cinque anni di studio sarebbe ipocrita. È assurdo non riconoscere i diritti di chi è nato e cresciuto qui.”
Secondo l’Ufficio Scolastico Regionale, nell’anno 2023-24 in Toscana gli alunni stranieri erano 87.298, pari al 18% del totale. La maggioranza proviene da Albania, Cina, Romania e Marocco. Nei licei, però, la burocrazia complica i viaggi all’estero per gli studenti extraeuropei.
Per Alessandro Artini, presidente toscano dell’Associazione Nazionale Presidi, lo ius scholae valorizzerebbe il ruolo della scuola, facendola promotrice di cittadinanza e riconoscimento sociale.
Ai lettori della Tecnica della Scuola vogliamo chiedere se sono d’accordo o meno sulla proposta di Forza Italia. Secondo voi sarebbe corretto e giusto estendere la cittadinanza italiana agli studenti che hanno completato un ciclo di studi in Italia?
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