“Il disegno di legge sulla riforma della cittadinanza è già stato calendarizzato e, a fine gennaio, inizierà la discussione nella prima Commissione attività istituzionali della Camera. Il percorso deve essere il più possibile condiviso da parte delle forze politiche e non deve cambiare anche se cambia il governo”. Delle 20 proposte di legge giacenti in Parlamento sul tema, ha ricordato Kyenge, nessuna porta la sua firma “perché al ministero dell’Integrazione spetta il compito di coordinare e sensibilizzare alla materia, più che muoversi in prima persona”.
E la ministra ha pure detto: “Quando si parla di questo tema, anche per propaganda politica, viene spesso fatto passare che le nostre proposte sono di uno ius soli secco, cioè quello per cui è italiano chiunque nasca nel nostro paese”.
“Noi parliamo di ius soli temperato. Per chi è nato in Italia, la cittadinanza si ottiene quando i genitori immigrati hanno fatto un percorso di integrazione. Oppure, se i bambini arrivano in Italia, possono diventare italiani dopo un certo percorso scolastico. Il nostro paese sta andando sempre più verso questa posizione, non vogliamo dare immediatamente la cittadinanza ai nuovi arrivati”.
“Non dovrebbe esistere il reato di clandestinità. Ora la politica deve fare la sua parte perché la giurisprudenza ci ha già fatto capire l’anomalia”, facendo notare come il 70% degli immigrati presenti nei Cie per venire identificato ed espulso sia detenuto.
“Il decreto svuota carceri prevede già che il riconoscimento venga fatto nel carcere stesso. Il mio ministero sta valutando soluzioni alternative ai Cie che prevedano il rispetto della legge, l’accoglienza e, nel caso di chi infrange la legge, la punizione del crimine, ma non la criminalizzazione dello straniero o addirittura di un’etnia”
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