Jyrki Katainen: “spese istruzione fuori dal deficit degli Stati”

A tal proposito si ricorda che nel 2012 per l’Italia il valore dell’indicatore (4,2 per cento del Pil) è inferiore rispetto al valore medio dell’Ue28 (5,3 per cento). Gli altri paesi che presentano valori al di sotto del dato medio europeo di almeno un punto percentuale sono Germania, Grecia, Slovacchia, Bulgaria e Romania. Tra gli Stati membri che stanziano più risorse, in percentuale del Pil, per l’istruzione e la formazione vi sono Danimarca (7,9 per cento), Svezia (6,8 per cento), Cipro (6,7 per cento), Estonia e Slovenia (entrambi 6,4 per cento).

Le cose non andavano bene nemmeno un lustro fa, infatti (dati 2009), anche considerando altri parametri di paragone come la spesa educativa per allievo/studente, e quindi utilizzando come unità di misura lo “Standard del potere d’acquisto” (Spa), che tiene conto dei diversi livelli di costo della vita, l’Italia rimaneva indietro rispetto agli altri Paesi europei. Infatti, mentre la media nell’UE della spesa per studente è pari a 5650 Spa, l’Italia si situava al 14° posto tra i paesi europei, con una spesa pari a 5908 Spa. Di contro Austria e Danimarca spendevano più di 8000 Spa, Svezia e Regno Unito oltre 7000. Gli Usa, per fare un altro raffronto, oltre 10600 Spa e il Giappone oltre 7100. La speranza è quella che il sistema istruzione italiano colga l’opportunità di poter spendere di più, ma tra il dire e il fare… 

Aldo Domenico Ficara

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