Capita già da qualche tempo nella nostra scuola. I professori d’italiano sempre più spesso si trovano a leggere compiti con parole troncate, abbreviate, ridotte o quasi addirittura stravolte nella loro forma originaria. Un “perché” che diventa “xké”, un comunque che si trasforma in “cmq” e un “domani” scritto “dmn”, solo per fare un esempio.
I quattro e i cinque piovono, ma i giovani studenti al loro economico uso dell’alfabeto non ne vogliono proprio fare a meno.
E’ la nuova letteratura teenager. I protagonisti sono i ragazzi dell’era del telefonino. E chi –con l’avvento delle telecomunicazione mobile- prevedeva un ritorno all’oralità e alle immagini si è dovuto subito ricredere, perché alla fine sms ed mms prediligono la forma scritta, anche se comunque ridotta all’essenziale.
Sono, infatti, stati pubblicati da poco tempo in Giappone i primi due libri redatti come se fossero sms.
L’iniziatrice inconsapevole di questa nuova tendenza letteraria è Rin, una ventenne che vive nel sobborgo di Tokyo.
E’ considerata “otaku”, cioè fissata – come molte sue coetanee – con internet e con il telefonino. Trascorre la sua vita tra messaggini e chat. Scrive e riscrive al telefonino il suo romanzo. E quando ha tempo lo carica anche su internet.
Sono frasi brevi, descrizioni ridotte all’osso e un linguaggio che nasce dall’immediatezza delle emozioni.
La sua storia si intitola “Se tu”. E’ il primo racconto che non ha bisogno di essere stampato per diventare un successo. Ma comunque la casa editrice Tohan fa una allettante proposta di pubblicazione a Rin. Il romanzo viene stampato pure su carta.
E’ un successo editoriale.
E’ considerata “otaku”, cioè fissata – come molte sue coetanee – con internet e con il telefonino. Trascorre la sua vita tra messaggini e chat. Scrive e riscrive al telefonino il suo romanzo. E quando ha tempo lo carica anche su internet.
Sono frasi brevi, descrizioni ridotte all’osso e un linguaggio che nasce dall’immediatezza delle emozioni.
La sua storia si intitola “Se tu”. E’ il primo racconto che non ha bisogno di essere stampato per diventare un successo. Ma comunque la casa editrice Tohan fa una allettante proposta di pubblicazione a Rin. Il romanzo viene stampato pure su carta.
E’ un successo editoriale.
Segue subito il secondo libro scritto al telefonino da un’altra giovanissima giapponese di nome Mika. Il titolo è “Il cielo dell’amore”. Anche questo è un best-seller.
La carta stampata si intreccia con i pixel del cellulare, il nuovo si lega al vecchio. E la ricetta è vincente.
La letteratura sul/col telefonino in Giappone la chiamano “Keitai” e piano piano sta contagiando anche gli scrittori professionisti. I fruitori sono giovani adolescenti che della letteratura tradizionale non conoscono nulla. E’ la generazione della televisione a colori e dei fumetti.
Anche in Italia i ragazzini, spesso vestiti in stile “dark neodandy”, sembrano aver perso di vista i dettami (non solo grammaticali) della vecchia tradizione linguistica. Con i nuovi short message (“messaggi corti”) i giovani si raccontano vere e proprie storie, pagine di diario intrise di sentimenti ed emozioni.
Da qui nascerà il Keitai italiano. Sarà una letteratura adatta alle esigenze della nuova società, che cerca sempre più di economizzare gli orari e di sfruttare tutti i minuti liberi. Un libro sul cellulare consentirà di leggere in mobilità e in tempi brevi.
Già si possono rinvenire i primi tentativi. Su internet è possibile scaricare (o acquistare) un libro di “Poesie sms. Per un uso creativo del telefonino” di Antonio Pinna, dirigente scolastico. L’autore ha scritto tutti componimenti letterari che non superino le 160 battute (il massimo di un cellulare) e il linguaggio è stringato ma efficace, eccezionalmente adatto alla forma poetica. Le parole sono scritte interamente, senza sincope e riduzioni.
Non è un caso che nel 2007 Telecom Italia e Polymer Vision hanno presentato il “librofonino”, il primo cellulare con schermo estraibile per leggere giornali e libri.
L’unica speranza è che però non venga perso il grande patrimonio linguistico dell’idioma italiano. L’italiano è lingua stupenda perché è ricca e precisa, con il suo abbondante lessico permette di esprimere le varie sfumature del carattere umano. Sarebbe un peccato che andassero perdute.
Ai giovani il compito di coniugare la rapidità della nuova letteratura senza naturalizzare i termini. Una sfida ardua e difficile. Ma alla quale la scuola dovrà cercare di indirizzare fin da subito i propri studenti.