Le chiamiamo “utenze” per dire che ormai gli alunni sono diventati una sorta di merce da accaparrarsi per non far scomparite intere scuole o farle accorpare con altre, innescando esodi di docenti e personale. E allora bisogna andare a caccia di studenti, allettarli con proposte, più che didattiche, di tipo consumistico.
E così, scrive La Stampa, in alcune scuole è stato proposto il kit di prima elementare e un bonus iscrizione di 50 euro per ciascun alunno alla scuola media per l’acquisto di materiale scolastico nelle attività commerciali del paese.
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Ma ci sarebbe pure il progetto “adozione a vicinanza” con la raccolta di penne, astucci, pennarelli e materiale per aiutare le famiglie in momentanea difficoltà economica.
La scuola dunque si adegua in somiglianza dei supermercati, con raccolta punti “fedeltà”, allettamenti consumistici, kit di primo impatto con l’istruzione e altre amenità.
Una scelta forzata da parte di tante scuole, soprattutto quelle più piccole che se scendono oltre certe soglie di iscrizione, oltre a perdere cattedre, perdono la dirigenza e parte di autonomia. Rimane però una sorta di “guerra” fratricida nei confronti di altre scuole che a loro volta per contrastare la “concorrenza” devono attrezzarsi di armi similari.