Torna sul tavolo della discussione la proposta di Legge di iniziativa popolare “La scuola della Costituzione” per superare la L. 107/15.
“Vogliamo una scuola democratica che ha come punto fermo la Costituzione: non accettiamo né il merito, né il metodo di questa riforma che è guidata dall’unica ragione del ‘costo zero’ per lo Stato”, annuncia alla ‘Tecnica della Scuola’ Marina Boscaino, insegnante di italiano e latino, portavoce del comitato nazionale Lip e membro dell’Associazione Nazionale per la scuola della Repubblica.
L’idea giunge proprio nei giorni in cui le commissioni parlamentari stanno chiudendo il cerchio sulle proposte di modifica da apportare alle otto contestatissime deleghe della riforma scolastica. Le stesse che il ministro dell’Istruzione, Valeria Fedeli, ha assicurato che arriveranno entro la prossima settimana, quindi prima del giorno ultimo per la presentazione degli eventuali emendamenti (il 17 marzo).
Nata nel 2006 come alternativa alla riforma Moratti, la Lip-Scuola aveva raccolto 100 mila firme, mai calendarizzata per le successive due legislature è formalmente decaduta.
È ritornata in auge nel 2014, per poi essere nuovamente oscurata dall’arrembante disegno di legge della Buona Scuola.
“Tutte le deleghe devono essere ritirate, anche se per noi la partita si giocherà con il prossimo governo considerando che con Renzi e Gentiloni non c’è stato confronto”. Dopo l’approvazione della legge 107 i Comitati hanno continuato a lavorare sul testo originario della LIP per migliorarlo ed attualizzarlo, concludendo i lavori il 22 gennaio scorso.
“Rispetto alla prima stesura abbiamo perfezionati alcuni punti per noi fondamentali. Il punto di partenza è sempre la Costituzione, specificatamente gli articoli 3, 9, 33 e 34. Pensiamo ad una scuola inclusiva, laica e finalizzata alla valorizzazione della persona. Già nella prima proposta – prosegue Boscaino – avevamo inserito l’obbligo di frequenza del terzo anno della scuola dell’infanzia, il ripristino del tempo pieno e prolungato per elementari e medie, trasporti e mense per garantire il diritto allo studio, il 6% del Pil destinato all’istruzione, che non è nient’altro che la media europea, un biennio unitario e un triennio diversificato alle superiori e l’obbligo scolastico fino ai 18 anni”.
Nella nuova stesura, frutto di un anno di lavoro dei comitati, “abbiamo rafforzato il concetto di laicità – aggiunge la portavoce Lip Scuola – , contrastiamo i concetti che vogliono equiparare il pubblico al privato, depotenziare l’autonomia scolastica, e quei meccanismi mercantilisti che ha incentivato solo la competizione tra gli istituti. Abbiamo mantenuto e rafforzato i temi dell’autonomia di ricerca e sperimentazione”.
Il disegno di legge mette mano al decreto 165/10 sulla dirigenza scolastica, con un preside eletto per tre anni per un massimo di due mandati con la figura di coordinatore didattico e un dirigente che si occupi della parte amministrativa. “Siamo contro la figura del preside manager, valutatore e reclutatore che potrebbe inficiare la libertà d’insegnamento, così come riteniamo frutti marci di questa riforma, bonus scuola e la chiamata diretta”, evidenzia Boscaino che entra nel dettaglio delle deleghe al vaglio delle commissioni parlamentari.
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“Partiamo dal decreto legislativo sull’infanzia (0-6 anni, ndr) che sconfessa la legge 444 del 1968 con cui si istituisce la scuola materna all’interno del sistema nazionale. Si rischia di omogeneizzare il percorso della materna a quello del nido, quando invece sono due elementi fortemente differenziati. Sono scabrose le modifiche alla terza prova dell’esame di Stato, che avrebbe dovuto testare la capacità di sintesi e di fare collegamenti degli studenti e che adesso viene sostituita dall’alternanza scuola lavoro che porta solo alla perdita del tempo-scuola”.
“Sul reclutamento – prosegue la portavoce – è stata praticamente aperta la porta al precariato con il tirocinio a 400 euro, siamo contrari all’entrata del Jobs Act nella scuola. L’istruzione tecnico professionale è stata privata della sua funzione scolastica, si passa al concetto di formazione professionale non tenendo conto questi percorsi raccolgo il 90% della popolazione migrante e l’81% dei disabili, questa è la parte che andrebbe maggiormente potenziata”.
Ma ci sono anche altri temi molto contestati dalle associazioni: “Cultura umanistica e made in Italy? E’ davvero difficile capire il nesso, così come è difficile capire come assicurare il diritto allo studio se tutti gli oneri vengono avocati alle Regioni che sono gli enti pubblici che maggiormente risentono dei tagli”.
“Ultimo ma decisivo, il decreto su inclusione e sostegno, dove vengono assurdamente diversificati i percorsi degli alunni disabili con l’orrore dell’esame di terza media. L’intervento di commissioni non qualificate che faranno di tutta l’erba un fascio, senza conoscere la specificità del singolo caso. La Legge 104/92 è all’avanguardia e su quella scia dovremmo lavorare”.
Su questo ultimo tema, dopo le mobilitazioni degli ultimi tempi, il 2 marzo si è svolto un incontro informale con i rappresentanti della Rete dei 65 movimenti e il Miur. Presumibilmente dopo l’assemblea generale che si terrà a marzo, il comitato comincerà una nuova raccolta firme per riproporre la legge di iniziativa popolare “Scuola della Costituzione” in Parlamento.
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