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L.107/15, gli 8mila assunti fase B alla carica: avevamo più punti di tutti, rimandateci a casa

Assegnare le tante cattedre libere al Nord ai prossimi docenti vincitori di concorso. E collocare al Sud gli 8mila assunti lontano da casa con la fase B della L. 107/15.

È la proposta che rilancia il “Comitato 8000 esiliati fase B GaE”, a seguito dei dati sulle tante supplenze ancora in essere, pure dopo il piano straordinario della Buona Scuola, pubblicati dal Corriera della Sera nei giorni scorsi. Una proposta che arriva, non a caso, nei giorni cruciali per la realizzazione del contratto sulla mobilità scolastico 2017/18.

Gli assunti con la fase B della L. 107 sono precari storici, che hanno maturato un curriculum scolastico composto, in prevalenza, da pluriabilitazioni, con anni, non di rado decenni, di incarichi nella scuola pubblica, spesso in possesso del titolo del sostegno, tra i primi in graduatoria e prossimi al ruolo.

“Se gli alunni del Nord sono privi di docenti – scrive il comitato – non è assolutamente da imputare ai docenti del Sud che vogliono garantire la continuità scolastica agli alunni del Sud e continuare a vivere con le proprie famiglie. Che si bandisca un concorso dove c’è necessità e per le tipologie di posto realmente richieste”.

Il comitato ritiene che le ammissioni di Renzi, a fine mandato a capo del Governo, “dimostrano di aver compreso che qualcosa non ha funzionato e si vuole porre rimedio, ma che non siano ‘false promesse’. Ciò che rivendicano gli #8000esiliatifaseb gae, considerato il cambiar delle regole nel giro di un anno o il mal funzionamento dell’algoritmo che dir si voglia, è il riacquistare ciò che meritano e ciò che spettava loro nell’assunzione”. 

 

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Negano, inoltre, che sapessero a cosa andassero incontro presentando la domanda di adesione al piano straordinario di assunzioni: “si parla di “un valzer di docenti” che si spostano da Nord a Sud, che si assentano e non garantiscono la continuità didattica… si vuole a tutti i costi “ingabbiare” gli insegnanti del Sud usando la solita giustificazione: ‘gli alunni sono al Nord’”.

Molti sono i docenti che hanno accettato di far domanda nell’agosto del 2015: “quasi indotti – sottolineano – perché i sindacati, la legge stessa e le Faq del MIUR prospettavano una situazione futura di estrema incertezza lavorativa sia a livello di assunzioni sia di supplenze (stop 36 mesi, geografia dei posti cambiata inseguito alla mobilità straordinaria e ai PTOF)”.

Respingono al mittente l’etichetta di “furbacchioni”, che hanno preso il ruolo e ora rivendicano il diritto alla sede comoda. La decisione di accettare l’immissione in ruolo, pur con il rischio di allontanarsi, sarebbe giunta, sostengono, per “la paura di non avere più quel lavoro che, per anni, ha permesso a tantissimi di crearsi una famiglia e radicarsi con essa nel proprio territorio d’origine, senza la necessità di spostarsi per lavorare e andare “a prendere il ruolo”. Questo, però, fino all’approvazione della Buona Scuola”.

Ricordano “l’iniquità subita dai docenti della Fase B GaE è stata la creazione di migliaia di posti di potenziamento a distanza di soli due mesi dalla loro assunzione, che non ha assolutamente corrisposto al fabbisogno scolastico espresso dai PTOF delle singole istituzioni scolastiche, posti ai quali non hanno potuto più aspirare in fase di mobilità perché immessi in ruolo su altre altre classi di concorso”. 

Non è un caso, questi sono dati inequivocabili, che nel primo anno di assunzione, una larga parte degli assunti con la Fase C hanno ottenuto sedi decisamente vicino casa.

“Ora si aggiunge un’ulteriore beffa: la trasformazione dell’organico di fatto in organico di diritto, cioè i posti che i docenti di Fase B GaE hanno ricoperto per anni, ora verranno assegnati a chi non ha accettato la legge 107/2015 e ai nuovi vincitori di concorso”.

La richiesta finale degli assunti nella fase B è, quindi, che “si rivedano gli errori commessi e vi si ponga subito rimedio. Siamo stanchi di subire ingiustizie e pronti – concludono – ad adire le vie legali per arrivare in Corte europea”.

Alessandro Giuliani

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