Continuano le proteste contro la divisione in fasi del piano straordinario di assunzioni della Buona Scuola 2015, con tanti docenti costretti a spostarsi di regione.
A ricordare le incongruenze del piano è stato il Comitato delle valigie del 10 agosto, gli stessi docenti sardi che due anni fa scesero in piazza anche contro i trasferimenti che hanno portato lontano da casa quasi tutti i docenti della fase B. E, invece, favorito – grazie all’introduzione del “potenziamento – la maggior parte degli insegnanti immessi in ruolo con la fase C (dove erano collocati i precari con il punteggio più basso).
Il concetto è stato ribadito il 6 marzo al ministro dell’Istruzione, Veleria Fedeli, in visita in Sardegna: “ministro Fedeli – hanno detto i rappresentanti del Comitato sardo -, si faccia ispirare da Gramsci e cancelli errori, ingiustizie e torti della Buona scuola”.
Che hanno parlato di “disparità di trattamento scaturita con l’invenzione delle Fasi: 0, A, B, C, ha contribuito a dividere i docenti, tutelando i diritti di alcuni a discapito di altri, utilizzando regole e norme diverse. Non esistono carabinieri di fase A, B, etc, ma carabinieri e basta”.
Sui trasferimenti, il Comitato ritiene che la legge abbia “stravolto le regole e complicato la vita ed il lavoro dei docenti costringendo, in particolare, quelli assunti in fase B, a spostarsi a centinaia di chilometri da casa o fuori dalla propria regione. Precari storici che ora attendono un’assegnazione provvisoria per potersi riavvicinare nelle province dove hanno lavorato per anni. Possedere una specializzazione in più, quella per il sostegno e il famigerato algoritmo, infatti, li ha sparpagliati come tante pedine sullo scacchiere della penisola con tutte le problematiche sociali ed economiche che ne conseguono”.
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In generale, sulla mobilità si è fatto “l’ennesimo salto nel buio per tantissimi insegnanti di ogni ordine e grado, a causa della mancanza di dati sui posti disponibili”.
Rammarico, infine, è stato espresso dai segretari generali di Cgil, Cisl e Uil della Sardegna, Michele Carrus, Ignazio Ganga e Francesca Ticca, perché, hanno detto, “il ministro dell’Istruzione non ha trovato uno spazio per incontrare il sindacato”.
Per i sindacalisti Confederali è “un fatto tanto più grave perché si pone in contrasto con la disponibilità offerta dal presidente del Consiglio Gentiloni che, proprio lo scorso 18 febbraio, nel corso del confronto con Cgil, Cisl e Uil, aveva annunciato l’imminente visita del ministro come occasione per affrontare le questioni cruciali del diritto allo studio”.
I tre leader sindacali ricordano che il tema dell’istruzione, “come fattore indispensabile per moderne politiche di coesione e di sviluppo, era stato centrale nell’incontro all’aeroporto di Elmas e che il presidente Gentiloni, segnando anche una netta discontinuità con il suo predecessore, aveva rassicurato gli stessi sindacati sulla disponibilità al confronto”.
“E’ davvero un peccato – affermano i tre segretari – perché sarebbe stata una occasione per illustrare al ministro Fedeli le proposte e le criticità, più volte sottolineate anche dalle nostre categorie, del sistema dell’istruzione, dell’università e della ricerca in Sardegna. Non vorremmo che l’atteggiamento del ministro fosse legato a una logica conflittuale che pensavamo superata: si tratterebbe di una scelta ancor più singolare perché compiuta da una persona che ha una lunghissima militanza sindacale alle sue spalle e che oggi sembra quasi dimenticare l’importanza dei rapporti con le parti sociali”, concludono i sindacalisti.
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