I politici, senza badare alla finalità del sistema formativo, ideano strategie elaborando gli obiettivi che l’Europa ha formalizzato per favorire la libera circolazione dei lavoratori.
Se avessero adottato una corretta metodologia di sviluppo e avessero assunto un valido punto di vista, non avrebbero sbagliato a finalizzare i processi d’apprendimento (CFR. “traguardi formativi prioritari” – legge 107/2015 – comma 7).
Perché dirigenti, docenti e studenti non hanno denunciato una siffatta corbelleria che mina il fondamento razionale della gestione scolastica?
L’osservazione della vita delle scuole favorisce l’identificazione dell’origine della generale indifferenza.
I dirigenti scolastici, sottovalutando gli obiettivi educativi, organizzano i processi scolastici in funzione dei quesiti dei test Invalsi.
I docenti rifiutano l’unificazione dei percorsi educativi perché la loro attività è scandita dai libri di testo. Sono molti gli studenti che chiedono lumi ai compagni, senza approfondire il testo dei lavori loro assegnati.
Anche i sindacati e i mezzi d’informazione sono passibili della stessa critica: generale è la loro noncuranza per l’orientamento del sistema formativo e per la sua struttura decisionale; la loro attenzione è monopolizzata dai soli aspetti amministrativi.