Chi ricorda l’offesa fatta nel 2004 dall’intellettuale di destra Marcello Veneziani all’intera categoria docente italiana, quando al Ministero dell’Istruzione sedeva Letizia Moratti?
Questo ricordo storico è importante e serve a comprendere da dove partono la destrutturazione del nostro sistema scolastico e la politica vessatoria di tagli fatta fino ad oggi.
Il giornalista Veneziani, infatti, nel novembre 2004, dalle colonne del quotidiano “Libero” scriveva testualmente: "Se la scuola italiana fa un po’ schifo, la colpa principale spetta ai professori: li pagano poco, è vero, ma molti di loro non meritano neanche quei tre soldi. I professori italiani sono i peggio considerati d’Europa ma anche i peggio preparati, i peggio selezionati e i più ideologizzati".
In queste parole si sente tutto l’astio ideologico di chi fa quasi di tutta un’erba un fascio e considera il sistema malato, perché magari al suo interno esistono casi singoli di docenti fannulloni e magari anche ignoranti.
Ma le offese che minano profondamente la dignità professionale di un’intera categoria continuano da parte di Veneziani e sono ancora più pesanti; egli infatti afferma anche che "troppi professori sono figli della demagogia degli anni Settanta, delle infornate senza concorso, dei cortei e delle sessantottate, delle occupazioni e della demeritocrazia militante. I due partiti di maggioranza dei docenti sono i faziosi e i paraculi, ovvero quelli che sono infarciti di ideologia, femminismo e menopausa acida e quelli che scansano la fatica, hanno altre attività o si danno malati per andare in vacanza. I primi si presentano in classe con la Repubblica, l’Unità, Manifesto, Liberazione. I secondi entrano in classe lasciando la loro testa altrove".
In buona sostanza, Veneziani, con la penna usata come stiletto, infilza la deontologia professionale e l’onorabilità umana di un’ intera categoria, quella degli insegnati, bollandoli come fannulloni, paraculi e ideologizzati. Questa idea provocatoria, di considerare così negativamente l’intero corpo docente italiano, è stata l’azione politica prodromica all’annientamento del sistema pubblico dell’istruzione. Bisognava rifondare, secondo l’opinione politica di Veneziani, una nuova scuola operando una vera e propria palingenesi che annientasse i docenti fannulloni, paraculi e ideologizzati. Si creò un vero e proprio algoritmo del fannullonismo, per motivare di fronte all’opinione pubblica la destrutturazione della scuola pubblica. Sempre come memoria storica, bisogna ricordare che a mettere in pratica questo algoritmo fu il trio Brunetta-Tremonti-Gelmini, nel triennio 2008-2011, tagliando spese per oltre 8 miliardi di euro e 140mila posti di lavoro.
Negli ultimi tempi i fautori dell’algoritmo del fannullonismo, mai domi e sempre allerta, fanno di nuovo capolino. Lo stesso Veneziani, questa volta dalle colonne del “Giornale” scrive: “La scuola di oggi è abitata per metà da docenti demotivati, per un terzo da docenti motivati ideologicamente, e per due terzi da docenti inadeguati. I restanti prof, famiglie e alunni tengono in piedi la scuola pubblica”. E non è l’unico intellettuale a sostenere queste cose, ce ne sono altri che sono fautori di teorie simili e a volte sono anche più duri con la classe insegnante.
In sostanza c’è una opinione che sta circolando, proprio mentre il governo deve proporre la legge di stabilità, che insiste nella linea di continuare a destrutturare il sistema scolastico italiano, perché esistono i docenti fannulloni, ideologizzati, che hanno il posto sicuro e non rischiano il licenziamento, che fruiscono di un eccesso di ferie, che si ammalano per lunghi periodi e non perdono il posto. Ma esiste invece un altro pensiero, che probabilmente è maggioranza all’interno della scuola, ed è quello che l’algoritmo ideologico del fannullonismo non funziona più, adesso bisogna ricostruire la cieca distruzione ideologica che la scuola ha subito.
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