L’Area Scuola di Azione Civile non si stanca di dichiarare che l’alternanza scuola-lavoro deve tornare ad essere facoltativa e non obbligatoria, eccone ulteriori motivi:
L’alternanza scuola-lavoro obbligatoria diventa un nuovo “caso sociale”.
Cominciano a fioccare le denunce sugli abusi “estivi” dell’alternanza scuola-lavoro allo sportello dell’Unione degli Studenti.
Francesca Picci, coordinatrice nazionale dell’Unione degli Studenti, ci dice che a Parma gli studenti sono costretti a trasportare sdraio e ombrelloni nella piscina di un centro sportivo, quando invece pensavano di dover gestire un software per impratichirsi nella gestione. L’alternanza “obbligatoria” sta dando i risultati sperati solo alle imprese, che, durante l’estate, approfittano della manodopera gratuita degli studenti e non assumono tutto il personale necessario. Non è così che va gestita l’alternanza, che dovrebbe essere un’esperienza formativa di lavoro e non di sfruttamento di forza lavoro giovane e, spesso, minorile. Anche in Sardegna e nelle principali località turistiche italiane si vedono giovanissimi che servono ai tavoli dei ristoranti e degli alberghi, oppure fanno altri lavori ancora più lontani dal percorso di studi che hanno scelto.
“La scuola non è un ufficio di collocamento” lo dice, a ragione, anche una preside di un istituto alberghiero di Sassari: “ L’alternanza scuola –lavoro non deve mai infrangere i limiti imposti dalla legge 107/2015”.
Ma la verità è che i limiti sono stati, troppo spesso, ampiamente superati e i ragazzini lavorano a ritmo pieno e seguono anche turni faticosi e pesanti , così come avrebbero dovuto fare i lavoranti che invece non sono stati assunti. Durante il tirocinio di “alternanza” i giovani apprendisti avrebbero dovuto semplicemente “affiancare” i lavoranti durante un numero preciso di ore di lavoro imposto dalla legge alla scuola di riferimento, e non giorno e notte. Insomma quello che dovrebbero fare gli studenti, solo durante le ore assegnate come alternanza, è “imparare il lavoro” e non lavorare da soli . Questa cosa risulta assolutamente disattesa e ancora il ministro Fedeli non interviene, non dice nulla per fermare il lavoro in nero che i giovani stanno fornendo e nessuno del governo si preoccupa di fare stime per capire quanti di quei lavoratori stagionali, che aspettavano l’estate per essere ingaggiati, per lavorare e per garantirsi un minimo di guadagno, sono invece rimasti senza lavoro, senza ingaggio e senza un soldo.
La legge avrebbe dovuto «Favorire il senso di iniziativa e imprenditorialità degli studenti» con un processo formativo di 400 ore in 3 anni per gli studenti degli istituti tecnici e professionali e 200 ore per quelli dei licei. Ma il ministero dell’Istruzione non ha approntato, per un progetto diretto a oltre “un milione e 500mila studenti”, nemmeno un registro nazionale delle imprese interessate e gli istituti scolastici non hanno nessuno strumento ufficiale di controllo sulle aziende, che accolgono i ragazzi, e su come vengono impiegate le ore di alternanza, tutto è lasciato all’occasionale buon senso di quel docente tutor che vuole prendersi la briga di chiedere ai ragazzi come vanno le cose e rischia di rimanere inorridito, perché il suo dovere sarebbe solo di “organizzare” il progetto.
Insomma chi comanda veramente sono le aziende e il lavoro viene imposto senza discernimento per gli studenti, per conseguenza può risultare un lavoro inutile al percorso di studi, oppure pericoloso, o anche faticoso, o semplicemente gratuitamente sfruttato a scapito di chi, invece, ambiva a lavorare per mantenere la famiglia.
Io personalmente ho scritto al Presidente della Repubblica per informarlo del disastro che sta accadendo sotto i nostri occhi di docenti e anche per ribadire il concetto che l’alternanza scuola-lavoro per gli studenti deve essere facoltativa e non obbligatoria per sostenere l’esame di Stato. Se fosse facoltativa gli studenti non sarebbero costretti a sottostare a trattamenti inappropriati e anche agli eventuali maltrattamenti che potrebbero subire. Inoltre ci sono alcune famiglie che non possono privarsi dei figli per il periodo prescelto dalla scuola e dalle aziende, ci sono situazioni particolari di disagio economico o di malattie, situazioni private che non possono essere raccontate o divulgate come giustificazione agli occhi degli altri, perché potrebbero mettere i giovani in difficoltà di fronte ai compagni.
Il Presidente della Repubblica non mi ha risposto personalmente dall’alto del suo scranno, però mi ha fatto rispondere dal direttore dell’Ufficio del Segretariato Generale della Repubblica, il quale mi dice che la mia nota informativa è stata accolta e inoltrata al Ministero dell’Istruzione.
Il ministro Fedeli prenderà provvedimenti? Aspettiamo e speriamo, come sempre, che qualche ministro faccia finalmente qualcosa di “buono” per la Scuola italiana
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