Nonostante la disoccupazione galoppante, con l’Istat che certifica 13,4 milioni di inattivi tra i 15 e i 64 anni, la Federazione Italiana Pubblici Esercizi lamenta che nel 2016 bar, hotel, ristoranti hanno avuto problemi nel reperire 4.000 tra cuochi, camerieri e baristi, in parte per la carenza di candidati (31,5%), ma soprattutto per inadeguate competenze professionali (68,5%).
Tuttavia, riporta l’Ansa, è proprio nei bar e nei ristoranti che i giovani, grazie ai processi virtuosi di alternanza scuola/lavoro, hanno avviato 15.602 imprese.
“Due anni fa – ha ricordato il sottosegretario all’Istruzione Gabriele Toccafondi – l’alternanza scuola-lavoro la facevano l’8% degli studenti e il 14% delle scuole. Era lasciata al buon cuore. Qualcosa ora è cambiato: abbiamo preso il toro per le corna e abbiamo reso l’alternanza un obbligo perché ci crediamo davvero e vediamo che l’abbandono scolastico è sceso dal 17,6% di tra anni fa all’attuale media del 14%. Vogliamo coinvolgere 1,5 milioni di studenti. Come Miur stiamo aiutando le aziende, in particolare le Pmi, ad aprire le porte ai giovani con il Pon che per la prima volta finanzia il tutor aziendale. E a settembre sono previsti contributi più alti da Unioncamere”, il gestore del “Registro per l’alternanza”, con 4.252 percorsi formativi offerti da oltre 90mila imprese.
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“Le imprese sono laboratori di esperienze – ha detto il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli – dove le competenze informali e valoriali si acquisiscono solo lavorando.
L’alternanza scuola-lavoro può mobilitare nel comparto nuove energie se si promuovono le leve delle tre M che stanno per Made in Italy, Meridione, e Millennials”.
Per il segretario generale di Unioncamere Giuseppe Tripoli “il tema è strategico per il Paese, ma in Italia fanno pratica nelle aziende il 4% degli under 29, mentre in Germania si supera il tetto del 22%. La media europea si attesta al 12,9%”.
“Siamo europei e vogliamo le stesse regole Ue” ha detto Moreno Cedroni, patron de La Madonnina del Pescatore a Senigallia, precisando che “in Francia la pratica dura tre mesi mentre qui ogni regione ha le sue regole: nelle Marche per esempio il limite massimo è due settimane, altrimenti viene considerato sfruttamento”.
“I minori – ha concluso Rosanna Roma del ristorante Dolada di Pieve d’Alpago, presidente della Fipe – possono far tutto meno che lavorare: non possono usare macchinari e coltelli, servire alcolici, e lavorare dopo le ore 22. E il datore di lavoro rischia sanzioni penali se un pasticcere rimane in turno fino all’ora del dessert”.