Il Pd continua ad avere la scuola nel “mirino”: dopo il premier Renzi, che l’ha sempre posta in primo piano, è la volta della minoranza dem.
A farsi portavoce della necessità di mettere mano al comparto, dopo le prime dichiarazioni dei giorni scorsi, è ancora una volta Roberto Speranza, candidato alla futura segreteria del Partito Democratico in alternativa all’ex presidente del Consiglio.
Speranza si dice, in un’intervista al Corriere della Sera, non “più disponibile a sostenere misure che portano fieno in cascina ai populisti. Non intervenire su Jobs act e Buona scuola minerebbe il rapporto di fiducia tra noi e il governo”.
Parlando di Istruzione, Speranza sostiene che serve “un Check up alla Buona Scuola“, la Legge 107 approvata nel 2015. La modalità per realizzare la revisione, sicuramente profonda, è quella indicata nei giorni scorsi: ascoltare la “base”. Ma non quella politica. Speranza vuole auna “riapertura, subito, di un tavolo con insegnanti e studenti per aggiustare la riforma della scuola”.
Quanto alla legge elettorale, dice, c’è bisogno “di una legge che faccia scegliere gli eletti ai cittadini e che trovi un equilibrio tra governabilità e rappresentanza. Il Mattarellum è una buona base di partenza. Il Verdinellum? Il nome non mi piace affatto”.
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Sul fronte del lavoro, in particolare quello giovanile o per chi è già o a ridosso della pensione, “C’è una generazione che con i voucher rischia di restare incastrata in un fiume di precarietà. I numeri parlano chiaro: 121,5 milioni di voucher venduti fino a ottobre, 150 milioni circa nel 2016. C’è stata un’impennata. Poletti non può affrontare la sfiducia con paura ma con il coraggio di chi riconosce che i voucher così non sono più sostenibili“.
E ancora: “i voucher vengono da lontano”, ammette Speranza. “Ma non mi interessa la gara per attribuire la paternità a Tizio o Caio. Oggi il Pd ha la maggioranza in Parlamento. E l’esplosione è avvenuta negli ultimi due anni, anche per l’allargamento delle maglie che c’è stata pure con Renzi, che ha esteso il massimale da 5.000 a 7.000 euro. Dobbiamo intervenire subito, altrimenti diventiamo responsabili”.
“Ho votato la fiducia al governo e ho votato sì in direzione, cosa che non mi capitava da tempo. Ho apprezzato i toni di Gentiloni e la sua intenzione di escludere la fiducia per la legge elettorale. Ma gli chiediamo una discontinuità su alcuni punti decisivi“.
Viene ora da chiedersi se le proposte di Speranza siano fattibili. Nel senso che un Governo di transizione, quale è quello Gentiloni, potrebbe non essere in grado di mettere mano a riforme approvate dal Parlamento. Seppure contro il consenso di tantissimi addetti ai lavori. Su questo punto, Speranza non si è espresso. Ma a nostro parere, non è proprio un dettaglio.
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