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L’amarezza di Fioroni: gli stipendi dei prof andavano aumentati

Il problema dello stipendio degli insegnanti è commisurato ad una constatazione. In 18 mesi di Governo non siamo riusciti ad affrontarlo, se non con un rinnovo contrattuale che aveva appena gettato il seme”: 
Sembra volersi giustificare il Ministro uscente della pubblica istruzione, Giuseppe Fioroni. Sa bene del malcontento che serpeggia sempre più forte nel mondo della scuola per le busta paga inadeguate a coprire l’inflazione e il costo della vita: in Italia, è risaputo, i nostri docenti sono tra i meno pagati in Europa. Peggio di noi stanno solo in Grecia. E Fioroni, interpellato al termine del convegno “Paese, la scuola, l’innovazione”, svolto a Torino l’11 marzo, ammette senza giri di parole che avrebbe voluto fare di più. Sembra desolato.
E’ anche vero, comunque, che meno di due anni non rappresentano un tempo adeguato per cambiare di netto situazioni stagnanti, soprattutto in un momento così difficile per il Paese: “è indiscusso – ha detto il responsabile di viale Trastevere – che gli stipendi degli insegnanti non sono certo all’altezza della funzione e del ruolo, che è tra i più importanti per il nostro Paese e per le nostre famiglie: l’adeguamento del trattamento economico è fuori discussione”.
Fioroni ha anche spiegato i motivi che hanno indotto il Pd a puntare sulla meritocrazia: “Il ritorno del merito nelle nostre classi, sia per quanto riguarda i docenti, sia per quanto riguarda gli studenti – ha detto il Ministro – è applicare la Costituzione: se si toglie il merito dalle classi non si consente a chiunque di fare qualunque cosa nella vita in base a ciò che sa e a ciò che è, ma si lascia la possibilità di fare qualunque cosa solo a chi o ha i soldi in tasca o ha famiglie molto potenti alle spalle”.
Bocciato invece il piano dell’opposta fazione politica, il Pdl, che ha deciso di rilanciare le tre “I”, corrispondenti ad inglese, informatica ed impresa: “Credo che perseverare qualche volta è diabolico. La scuola che ha la necessità di rimettere al centro le materie fondamentali come matematica, italiano, storia, geografia e scienze, ha la necessità di non confondere più il progettificio permanente con le cose fondamentali, ha bisogno di dare serietà ai nostri ragazzi, di avere le competenze fondamentali, quello che io chiamo il ‘ritornare al futuro’. Va benissimo fare informativa, va benissimo fare inglese, ma personalmente credo che l’impresa più straordinaria che i nostri ragazzi devono fare è quella di costruire la propria identità e avere la conoscenza chiara di quello che vogliono fare nella vita”.
Fioroni ha anche commentato i dati del primo quadrimestre scolastico con quasi 2 milioni di studenti risultati insufficienti in almeno una materia: “Il motivo per cui lo scorso anno scolastico abbiamo deciso di cambiare la normativa sui debiti, prevedere una intensificazione dal punto di vista delle risorse economico finanziarie e dell’impegno da parte delle istituzioni scolastiche al recupero delle lacune gravi e gravissime degli studenti è dato proprio dal riscontro di questi dati”.
“E’ vero che il secondo quadrimestre – ha continuato Fioroni – si dimezzano fisiologicamente le lacune del primo quadrimestre, ma è indiscusso che continuare ad andare avanti come si faceva negli scorsi dieci anni, facendo finta di nulla e diplomando ragazzi poveri di sapere e di competenze, avrebbe continuato a produrre un danno nei loro confronti per tutta la vita. Questi numeri, invece, dimostrano e ci danno anche la conferma di come sia indispensabile lo straordinario sforzo che le scuole stanno mettendo per avviare appunto iniziative di recupero nel secondo quadrimestre e, per quelli che non riusciranno a recuperare, anche durante la prossima estate”. 
Sui recuperi, insomma, il Ministero non arretra di un millimetro: un brutto colpo per i collegi docenti e i
coordinamenti di scuole che hanno chiesto il ritiro dell’ordinanza ministeriale n. 92.

Alessandro Giuliani

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