In base alla classifica di “Human development report” siamo i primi al mondo per analfabetismo funzionale con una quota del 49%. Un italiano su due non capisce cioè il significato di secondo livello di una affermazione, il retropensiero di un interlocutore.
A questo si aggiunge la difficoltà di comprensione di vocaboli complessi o di locuzioni non semplicissime. Dopo di noi c’è il Messico, poi l’Irlanda, il Regno Unito e gli Stati Uniti. Ma dall’Irlanda in giù le percentuali si situano intorno al 20%.
Vale a dire che l’analfabetismo funzionale riguarda un italiano ogni due, ma un americano, irlandese o inglese ogni cinque. E, scorrendo la classifica un tedesco o uno svizzero ogni sette (15%). Viene in mente la frase di don Lorenzo Milani: L’operaio conosce 300 parole, il padrone mille, per questo lui è’ il padrone”.
Occorre che la società investa fortemente nell’istruzione, che una quota significativa delle risorse pubbliche sia destinata alla scuola.
Naturalmente occorre anche che siano le famiglie a muoversi nella stessa direzione creando abitudine alla lettura (la famosa “mezz’ora di lettura al giorno, adulti e bambini”) e all’informazione. Insomma più risorse – pubbliche e private – per l’istruzione.
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