Esattamente un anno fa il 13 luglio 2015 nasceva la “Buona Scuola” renziana, una legge destinata a far discutere molto il mondo della scuola per alcune novità che venivano introdotte tra cui la chiamata diretta, gli albi territoriali, il bonus per i docenti meritevoli, tutti provvedimenti, questi, discutibili nel merito e nella sentenza soprattutto per i vizi di incostituzionalità che si possono palesare. Nell’ambito della legge il Governo aveva previsto una serie di decreti delega su determinate discipline da approvare entro il mese di gennaio del 2017.
La risposta del mondo della scuola è stata fortemente negativa ed anche quella dei Sindacati confederali che si sono mostrati sempre “morbidi” nei riguardi dei provvedimenti del governo, ad eccezione della Gilda che si è dimostrato un sindacato combattivo, arrivando ad non firmare importanti documenti come la mobilità e la chiamata diretta.
A ciò si aggiunge che il sindacato ANIEF, che non rientra tra i sindacati confederali che sottoscrivono gli atti sottoposti dal Governo, più volte ha dato battaglia vincendo parecchie cause contro il Ministero dell’Istruzione costringendolo al risarcimento dei danni.
La stessa misura avrebbero dovuta prenderla i sindacati confederali che, invece, hanno sempre usato la linea della morbidezza e si sono lasciati abbindolare dalle proposte del Governo. Ora non ci resta che vincere la battaglia del referendum contro la legge della “Buona Scuola” che ha visto una corposa raccolta firme che si aggira sugli oltre duemilioni. L’invito, se il referendum sarà ritenuto valido dalla Corte Costituzionale, di andare a votare per rilanciare soprattutto il ruolo sociale e ridare quella dignità professionale che la categoria docenti non gode più.
Eppure le famiglie affidano alla scuole le menti dei loro figli perché abbiano una formazione adeguata e sappiano un domani muoversi nell’intricato e distorto “sistema Italia”.
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