L’anno che verrà

Anno nuovo stai arrivando e come sempre ti stiamo aspettando, con i soliti quesiti che solo a fine anno saranno esauditi.

“Che ci porterai”? è la domanda ricorrente e non avrà una risposta imminente.

Dodici mesi aspetteremo e alla fine un bilancio faremo.

Le aspettative, però, sono tante e le delusioni non mancheranno.

Come la neve ha cominciato a fioccare così le tasse cominceranno ad arrivare.

Già a gennaio c’è quella della RAI e se non la paghi saran guai.

Poi le altre arriveranno e i nostri cuori “rallegreranno”.

E i politici? Sempre nei Palazzi a litigare per i loro interessi curare. Sono medici diventati ma i cittadini sono tutti malati.

I sindacalisti? Ormai da anni si può andare a “Chi li ha visti?”

Calciatori e artisti sempre più strapagati in opposizione ai più che del necessario sono deprivati.

La “Buona Scuola” stiamo ancora aspettando ma le idee strane ci stanno soffocando.

Di male in peggio la vediamo affondare e le tante parole non sono per migliorare la sua situazione che va a peggiorare.

La continuità non è una novità e con i Dipartimenti, di certo, non cambia la qualità.

Bla bla bla spesso si fa per nascondere quel che non si fa.

Chi lavora questo lo sa e per la sua strada proseguirà.

Il nuovo che arriva non è spesso tale, camuffa un passato che era più reale.

Solo di “Buona volontà” si potrebbe parlare di chi continua a sperare in una scuola migliore per la quale continua a lavorare con senso di responsabilità e abnegazione, doti in disuso in molti per insoddisfazione.

Chi a scuola vuole restare non si deve lamentare ma la realtà deve accettare e in un futuro migliore continuare a sperare.

Un rinnovamento per i nostri studenti perché frequentino più contenti con docenti più appagati e non più maltrattati.

I buoni propositi ogni anno ci sono ma nel bilancio finale in quale voce si trovano?

Tutti gli anni sono uguali e le attese proverbiali.

L’anno nuovo che verrà porterà tante gioiose novità in questo Paese che chiede tanta serenità e un cambiamento con meno povertà?

I lettori ci scrivono

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