Il nuovo anno scolastico? Prenderà il via nel caos. A sostenerlo è l’Anief, dopo aver preso atto dei contenuti e dei tempi del disegno di legge di riforma della scuola, approvato al Senato, è giunto in queste ore in Commissione Istruzione alla Camera.
Per il sindacato, all’interno di ogni istituto, un docente ogni cinque arriverà infatti con almeno un mese di ritardo rispetto alla data di avvio delle lezioni. Nelle province dove vi sono tante cattedre scoperte, l’attesa delle assunzioni, a tempo determinato e su organico potenziato, potrebbe avvenire in autunno inoltrato.
“Il disegno di legge approvato dall’aula Palazzo Madama, in questo momento ‘blindato’ alla Camera – scrive il sindacato autonomo – prevede infatti che entro il 15 settembre 2015 si proceda solo alle immissioni in ruolo sui meno di 20mila posti vacanti considerati dal Miur oggi già liberi (anche se dovrebbero essere molti di più) e su quelli che diventeranno tali a seguito dei prossimi pensionamenti: in tutto si dovrebbe trattare di circa 50mila degli oltre 100mila posti da assegnare a tempo indeterminato tramite il piano di assunzione straordinario previsto dalla stessa riforma. Mentre l’assegnazione delle cattedre su posto disponibile, ma non vacante, sempre in base agli organici predisposti dal Miur, avverrà almeno un mese dopo”.
Questa discrepanza dei tempi, è prevista dai commi 94, 95, 96 e 97 (collegati) del disegno di legge di riforma, su cui ha dato l’assenso il Senato, all’interno dei quali si indica che tutti gli aspiranti docenti “che non risultano destinatari della proposta di assunzione nella fasea) (“entro il 15 settembre 2015, nel limite dei posti vacanti e disponibili in organico di diritto”, da graduatorie derivanti da concorso pubblico e da GaE), sono assunti, con, decorrenza giuridica al primo settembre 2015, nel limite dei posti vacanti e disponibili in organico di diritto”.
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La scarsa governabilità delle scuole con l’avvio del nuovo anno, sarà aggravata dal fatto che in quegli stessi giorni di inizio settembre 2015 saranno tornati in classe oltre 5mila vicari e collaboratori dei dirigenti scolastici, sino ad oggi esonerati per tutte o per una parte delle ore di didattica. Si tratta di un’operazione che va fatta risalire a qualche tempo fa. Da almeno 5 anni, i governi che si sono susseguiti hanno man mano svilito la figura del vice-dirigente nella scuola, con il silenzio-assenso del sindacato tradizionale: prima ne hanno mortificato la qualifica sottraendo loro l’indennità di reggenza (2010-2011), poi negandogli la qualifica di mansione superiore (2012-2014, attraverso l’applicazione dell’art. 14, comma 22, del dl n. 95, convertito nella Legge 135/2012) e infine cancellando del tutto gli esoneri e affidandone l’incarico all’organico funzionale (con l’ultima Legge di Stabilità).
L’assenza dei vicari, che si somma al mancato avvio dell’organico funzionale, lascerà i dirigenti scolastici sempre più soli nel condurre le scuole autonome: in media, infatti, ogni capo d’Istituto, a seguito del dimensionamento scolastico, che ha fatto sparire o accorpare quasi 4mila scuole, ha assegnato ad ogni dirigente scolastico tra i 4 e i 6 plessi: è evidente che, in assenza di collaboratori diretti, la gestione delle scuole per loro diventerà davvero un’impresa improba. Per comprendere la gravità della situazione, ricordiamo che attualmente una scuola su due in Italia è composta da oltre 150 dipendenti, tra docenti e Ata. Più di 500 istituti scolastici superano anche questa soglia.
Inoltre, sempre in base alla stessa ex legge Finanziaria, la 190 del 23 dicembre 2014, (artt. 332 e 333), “a decorrere dal 1º settembre 2015, i dirigenti scolastici non possono conferire le supplenze brevi” al “personale appartenente al profilo professionale di assistente amministrativo, salvo che presso le istituzioni scolastiche il cui relativo organico di diritto abbia meno di tre posti”, al “personale appartenente al profilo di assistente tecnico” e al “personale appartenente al profilo di collaboratore scolastico, per i primi sette giorni di assenza”. Lo stesso varrà per il “personale docente per il primo giorno di assenza”.
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A dare una grossa mano ai dirigenti scolastico potevano essere i docenti assunti nell’organico cosiddetto ‘potenziato’. Che però arriveranno, come detto, ad anno scolastico abbondantemente avviato. È una vera beffa, che si sarebbe potuta evitare procedendo alle immissioni in ruolo nei tempi dovuti: entro il 31 agosto, come previsto dalla Legge 106/2011; ancora meglio sarebbe stato assumere su posti vacanti entro il 31 luglio, come era previsto dal Testo Unico della Scuola, il decreto legislativo 297/94.
“Approvare il disegno di legge di riforma attorno al 10 luglio – commenta Marcello Pacifico, presidente Anief – comporterà una ‘penale’ non indifferente, perché nella scuola per avviare le complesse operazioni di reclutamento occorrono dei tempi tecnici molto lunghi. Per questo prevediamo dei giorni difficili per le nostre scuola, ancor di più perchè a metà settembre non saranno state espletate ancora le 50mila immissioni in ruolo da assegnare agli istituti e le 100mila assunzioni annuali sino al 30 giugno. Di fatto, col nuovo anno un docente su cinque non saprà ancora che sede dovrà ricoprire”.
“Si tratta di assenze particolarmente gravi – continua il sindacalista Anief-Confedir-Cisal – perché si faranno sentire non poco nei giorni di insediamento degli organi collegiali, formazione delle classi, avvio della contrattazione d’Istituto, di programmazione di attività didattiche e progettuali fondamentali per ogni scuola. A completare il modello di gestione all’insegna dell’incoerenza, c’è anche la concreta possibilità che le 50mila assunzioni su organico potenziato, possano avvenire ledendo le regole degli atti pubblici: le nomine giuridiche, infatti, è notizia di questi giorni, risulta che avverranno tramite posta certificata, la Pec. Ecco perché l’Anief – conclude Pacifico – smentisce il Governo quando dice che il prossimo anno inizierà in modo regolare”.
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