Pierluigi Battista sul Corriere della Sera, lancia un appello: moratoria bipartisan per gli esami di stato.
Per una decina d’anni, il tempo di due legislature possibilmente complete, scrive l’editorialista, lasciare la Maturità così com’è. Bella o brutta che sia, ma sempre quella. Qualcosa che trasmetta un minimo di stabilità, che non sia al rimorchio della follia di questi decenni dove gli esami di Maturità sono cambiati a ritmo vorticoso, una riformicchia dietro l’altra senza una pausa.
Con gli studenti che non sanno quello che accadrà tra un anno. Con le famiglie continuamente destabilizzate. Le aspettative frustrate.
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Modifica un criterio, piazza una tesina, togli la tesina, includi il voto di condotta come media per l’ammissione, escludi, includi di nuovo, cambia le materie, ripristina quelle di prima. Basta: moratoria. Il tasso di serietà degli esami di Maturità è crollato con tutti questi cambiamenti che non rispondono mai a un criterio, a un progetto duraturo, a un’idea di come debba essere la scuola. Un esercizio ossessivo di micro-cambiamenti senza senso che serve solo a soddisfare il narcisismo inconcludente della classe politica.
E allora, scrive Battista, i partiti si mettano d’accordo almeno su questo: non cambino niente per un congruo periodo di tempo, poi possono ricominciare con la smania di modificare commi e codicilli per compensare la loro ansia di inutilità. Fissino le modalità di una moratoria. Dimostrino un barlume di serietà, da destra, da sinistra, ovunque. Altrimenti zero in condotta (che non fa neanche media).