Le modifiche all’articolo 18 introdotte con la legge Fornero e con il Jobs act non si applicano ai 3,4 milioni di statali, mentre è allo studio una formula in grado di specificare una volta per tutte che i dipendenti pubblici sono al riparo dagli interventi, cuciti addosso al lavoratore privato, che hanno circoscritto il diritto alla reintegra in caso di licenziamento illegittimo: una scelta politica coerente con le indicazioni della Cassazione.
Secondo Il Messaggero, mentre nel settore privato, con il licenziamento, se non scatta la reintegra allora c’è l’indennizzo, nel pubblico, in quel caso, a pagare sarebbe è la collettività. Un passaggio che si intende evitare. Inoltre nel caso del dipendente pubblico vanno difesi tre valori costituzionali: imparzialità, autonomia e indipendenza.
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Passi in avanti sulla questione dei permessi e dei distacchi sindacali.
Tra le novità, spunta il tetto alla durata delle assemblee sindacali, indicando come soglia minima i 30 minuti, mentre resta da definire il limite massimo.
Alla base di quest’ipotesi ci sarebbe la volontà di impedire assemblee finte. Tra le ipotesi in discussione c’è anche l’idea di dettagliare le voci stipendiali che spettano al sindacalista in distacco.
La trattativa è comunque solo agli inizi e le parti si rivedranno la prossima settimana, probabilmente mercoledì 8 febbraio. In ogni caso, scrive Il Messaggero, la sola certezza, al momento, è che l’asse Palazzo Chigi-Tesoro si è impegnato a fare in modo che gli aumenti non influiscano sugli 80 euro in busta paga.
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