“L’articolo 18? Credo che le generazioni degli studenti l’abbiano già superato culturalmente e nei fatti”. È una posizione netta, a favore del Governo di chi fa parte, quella assunta dal ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, sul tema del momento: la cancellazione della parte dello statuto dei lavoratori che impedisce il licenziamento senza la cosiddetta “giusta causa”.
“Quel che conta – ha detto il ministro dell’Istruzione, a margine della presentazione di iniziative della scuola in vista di Expo 2015 – è che ci sia un mercato flessibile, semplice e sicuro, in Italia, cosa che non abbiamo ancora costruito”.
Con Giannini, dalla parte di Renzi, c’è praticamente tutto il Governo. Ma non si dice d’accordo l’ala più a sinistra del Partito democratico. Come i bersaniani, capitanati dall’ex ministro dell’Economia, Stefano Fassina, che parla di possibili ricadute negative sulla tenuta dell’esecutivo. Tra i contrari all’eliminazione dell’articolo 18 c’è pure Francesco Boccia, anche lui del PD, presidente della commissione Bilancio alla Camera e tra i più fervidi sostenitori dell’introduzione di una deroga per i ‘Quota 96’: “quando però nel partito sei in minoranza – spiega con amarezza Boccia – occorre adeguarsi, quindi voterò a favore della cancellazione”. Della serie: non capisco, ma mi adeguo.
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