Leggiamo finalmente questo articolo 8 della legge regionale lombarda, che però ha già subito una modifica rispetto al primitivo presentato qualche mese addietro e che così recitava: “a partire dall’a.s. 2012/2013, a titolo sperimentale, le istituzioni scolastiche possono organizzare concorsi differenziati a seconda del ciclo di studi, al fine di reclutare personale docente necessario a svolgere le attività didattiche annuali.
È ammesso a partecipare alla selezione il personale docente del comparto scuola che conosca e condivida il progetto e il patto per lo sviluppo professionale, che costituiscono parte integrante del bando di concorso di ciascun istituto scolastico.”
Il nuovissimo progetto di legge regionale denominato “Misure per la crescita, lo sviluppo e l’occupazione” approvato giorni addietro dalla Giunta della Regione Lombardia, all’art.8, riporta invece:
“Al fine di realizzare l’incrocio diretto tra domanda delle istituzioni scolastiche autonome e l’offerta professionale dei docenti, per il triennio 2012/2015, a partire dall’anno scolastico 2012/2013, a titolo sperimentale, le istituzioni scolastiche statali possono organizzare concorsi differenziati a seconda del ciclo di studi, per reclutare il personale docente necessario a svolgere le attività didattiche annuali e favorire la continuità didattica.
2 ter. E’ ammesso a partecipare alla selezione il personale docente del comparto scuola iscritto nelle graduatorie provinciali ad esaurimento.
2 quater. Le modalità di espletamento del bando di concorso sono definite, nel rispetto dei principi di imparzialità, trasparenza e pubblicità, con deliberazione della Giunta regionale, previa intesa con il Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca.”
Per la prima volta dunque nella storia della scuola italiana, ogni istituzione lombarda, per ora, in relazione al fabbisogno e al ciclo di studi, invece di attingere dalle graduatorie provinciali o di istituto, dove il punteggio è certificato dallo Stato, emana un bando di concorso, seppure tra gli inseriti nelle GaE, e poi, sulla base delle graduatoria che ne è venuta, concede la nomina che dovrebbe essere triennale, benchè nell’articolo non sia precisato.
Un primo problema: quanti ricorsi farà e presso quanti giudici presenterà istanze quel docente che, pur avendo un punteggio superiore, si vedesse superato da un collega in fondo alla stessa GaE?
Secondo problema: che vuol dire: le modalità di espletamento dei concorsi delle singole scuole autonome sono definite dalla Regione previa intesa col Miur?
Le modalità sono diverse dai contenuti? Per modalità si può intendere, per esempio: tema scritto e interrogazione orale, quiz a risposta multipla o chiusa, ma senza colloqui o con colloqui ecc.
E per predisporre i contenuti chi è abilitato? La scuola singola o la regione? E di che tipo di contenuti si può trattare? E soprattutto: chi formula i contenuti? L’assessore regionale al ramo? Oppure il preside della scuola che, avendo bisogno urgente di un professore, butta giù un tema? O chiama, seppure nell’urgenza, a collaborarlo un equipe di esperti? Esterni, interni, con l’interevento dell’Usr o dell’Usp?
Se è così per ogni scuola lombarda ci saranno altrettanti temi lombardi e che non si capisce ancora se dovranno essere lanciati in contemporanea, prevedendo un’ora e un giorno X comune, oppure con gradualità e a seconda del bisogno?
In questo ultimo caso l’inventiva e la creatività, per evitare conformità e univocità di temi o di quiz o di altro, dovrà avere libero campo.
Altro problema: la commissione di vigilanza e giudicatrice.
Da chi sarà composta quella giudicatrice? Da professori della stessa scuola? Chi nominerà i commissari? Saranno pagati? E da chi? Dalla singola scuola o dalla regione?
Ha ragione la Cislscuola quando afferma: “Le scuole pubbliche statali non appartengono alle regioni: non è pertanto concepibile che ciascuna di esse decida in modo autonomo come si assumono i docenti, e non si può spacciare per valorizzazione dell’autonomia quella che si vorrebbe affermare a scapito della necessaria unitarietà del sistema di istruzione pubblica.”
Ed ecco il nodo: l’unitarietà della istruzione pubblica.
Non c’è per caso l’obiettivodi togliere praticamente allo Stato, attraverso questo primo passo che prende le mosse dalla Commissione cultura della Camera, la facoltà di garantire una scuola pubblica libera e autonoma nello stesso tempo?
Fra l’altro con questo sistema nulla toglie che, nella elaborazione delle prove per accedere alla cattedra, si possano inventare marchingegni per favore l’amico, il cliente-elettore, il parente ecc., facilitandolo magari con opportune fughe di notizie che, grazie anche al non numeroso gruppo dei partecipanti-candidati, non verrebbero mai alla luce.
Un pasticcio insomma, a nostra parere, per fare di ogni scuola una piccola città fortificata all’interno della quale, in via sperimentale, potrebbero entrare coloro i quali hanno idealità simili al dirigente e alla sua squadra, e di cui si conosce la scarsa attinenza agli scioperi o a mettere tutto in discussione, compresa la dirigenza. Professori addomesticati già in ingresso e ancor più addomesticabili in itinere: per non… importunare il macchinista e il sano trantran del viaggio dentro una cultura e una educazione magari già precostituita e preconfezionata.
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