L’assenza di professionalità: la zavorra de ‘La buona scuola’

I professionisti della scuola sono soggetti che progettano, che realizzano o che progettano e realizzano processi volti al conseguimento dei risultati attesi [In rete: “Insegnare matematica dopo il riordino”]

Un indirizzo di pensiero suffragato dalla norma sull’autonomia scolastica che “si sostanzia nella progettazione e nella realizzazione di interventi di educazione, formazione e istruzione mirati allo sviluppo della persona umana”, prescrizione cestinata dalla legge 107/15 [In rete “La vena reazionaria de La buona scuola”].

Una definizione fondata su “progettazione”che è

  • ideata all’interno d’un contesto;

  • finalizzata al conseguimento di specifici risultati;

  • la caratteristica delle organizzazioni che, capitalizzando il vissuto, apprendono.

L’ambito in cui nasce il problema educativo

Il vorticoso cambiamento del mondo contemporaneo, l’incontrollabile dilatazione del campo dei problemi, l’esplosione delle conoscenze, rendono imprevedibile lo scenario con cui interagirà lo studente che accede alla scuola secondaria.

Un’incertezza che implica l’individuazione di variabili non soggette all’usura del tempo, la cui determinazione consente di fissare la finalità del sistema scolastico.

L’art. 2 della legge 53/2003, in conformità a tale presupposto, recita:  “È promosso l’apprendimento in tutto l’arco della vita e sono assicurate a tutti pari opportunità di raggiungere elevati livelli culturali e di sviluppare le capacità e le competenze, attraverso conoscenze e abilità, generali e specifiche, coerenti con le attitudini e le scelte personali, adeguate all’inserimento nella vita sociale e nel mondo del lavoro, anche con riguardo alle dimensioni locali, nazionale ed europea” .

Ne discende la strumentalità di conoscenze e abilità: rappresentano opportunità per la messa a punto di occasioni d’apprendimento [Il significato di apprendimento è circoscritto in “All’origine della dispersione scolastica”, visibile in rete].

La buona scuola banalizza il problema educativo ancorandolo al presente:

Art. 33 – “Al fine di incrementare le opportunità di lavoro e le capacità di orientamento degli studenti, i percorsi di alternanza scuola-lavoro sono attuati, negli istituti tecnici .. e professionali, per una durata complessiva, nel secondo biennio e nell’ultimo anno del percorso di studi, di almeno 400 ore e, nei licei, per una durata complessiva di almeno 200 ore nel triennio”.

Art. 40 – “Il dirigente scolastico individua, gli enti pubblici e privati disponibili .. e stipula apposite convenzioni anche finalizzate a favorire l’orientamento scolastico e universitario dello studente”.

Un appiattimento confermato dall’art. 56: “Al fine di sviluppare e di migliorare le competenze digitali degli studenti e di rendere la tecnologia digitale uno strumento didattico di costruzione delle competenze in generale, il Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca adotta il Piano nazionale per la scuola digitale, in sinergia con la programmazione europea e regionale e con il Progetto strategico nazionale per la banda ultralarga”, norma decodificata in “La scuola regredisce. Dal Piano Nazionale Informatica al Piano Nazionale Scuola Digitale”, visibile in rete.

I risultati attesi

Al termine dell’obbligo scolastico e della secondaria superiore le commissioni d’esame devono certificare le competenze che gli studenti hanno esibito: la valutazione del grado di conseguimento della finalità istituzionale.

Razionalità avrebbe voluto che gli estensori de La buona scuola, prima di elaborare il testo del provvedimento, avessero ricercato e identificato il contenuto di tale parola; si sono limitati a aggettivarla: linguistiche, logico-matematico e scientifiche, digitali, in materia di cittadinanza attiva .. i principi fondanti la prassi progettuale sono elusi.

Un primo raffinamento della problematica è in rete: “La professionalità dei docenti: un campo inesplorato”.

L’organizzazione che apprende

La complessità dei problemi si domina procedendo per raffinamenti successivi: il problema principale é scomposto in sottoproblemi che, se non elementari, sono a loro volta smembrati.

I decreti delegati del 74 sono una puntuale applicazione dei dettami delle scienze dell’organizzazione: a soggetti diversi è affidato un preciso mandato che esplicita, puntualizzando, i traguardi da conseguire. Questi, una volta ottenuti i risultati, consentono di capitalizzare gli scostamenti rilevati e migliorare l’incisività del servizio scolastico. In rete: “Coraggio! Organizziamo le scuole” tratteggia la via risolutiva, esplicitando i nodi di feed-back.

La legge 107/15 non riconosce la dimensione del problema educativo, lo semplifica, snaturandolo. Le responsabilità strategiche sono attribuite al dirigente scolastico. Il Consiglio di Circolo/d’Istituto è esautorato: il TU 297/94 gli aveva affidato la responsabilità di “Elaborare e adottare gli indirizzi generali” e quella di deliberare “I criteri generali della programmazione educativa” al fine di orientare il lavoro del Collegio dei Docenti, prerogative confermate e rinforzate dal DPR sull’autonomia delle istituzioni scolastiche.

Il buon padre di famiglia, prima di ogni sostituzione, ricerca e individua le cause dei malfunzionamenti.

Nella presentazione alle Camere de La buona scuola si afferma, senza portare alcun argomento a sostegno della tesi: “Il testo unico infatti, risalente al 1994, non risulta più coerente con la legislazione vigente”. [CFR. in rete “I responsabili del disservizio scolastico sono premiati”].

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