E infatti l’annuncio è stato dato subito dopo l’abboccamento che il premier, Matteo Renzi, ha avuto col presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. E tutto fa pensare che sia stato proprio Napolitano a suggerire lo slittamento di un argomento di cui ormai molto si sa, sia attraverso le dichiarazioni della ministra dell’istruzione e sia pure per bocca di Renzi e dei suoi più vicini collaboratori, come Davide Faraone. Non si può quindi tornare indietro sulla scuola: sia per quanto riguarda la sistemazione dei precari e sia per il nuovo impianto che si vuole dare alla scuola, sarebbe una perdita di credibilità senza precedenti e una caduta politica rovinosissima. Non crediamo allora che sia stato qualche veto a interrompere lo stupore che le linee guida sulla scuola dovevano dare, compresa la mancanza di soldi o altro, anche perché sarebbe stato tutto pronto nell’aula della conferenza stampa: dalle slides, care al presidente, alle tabelle approntate dal Miur per illustrare la Rivoluzione della Scuola che il premier aveva definito una “bomba” nei tweet degli scorsi giorni.
Con ogni probabilità appare quindi credibile quanto è stato comunicato e cioè che la causa dello slittamento sarebbe dovuto all’accavallarsi di troppi argomenti nel consiglio dei ministri, come l’affare giustizia e lo Sblocca Italia. Che non sono argomenti da poco, anche perché proprio sulla materia giustizia la tenuta del governo potrebbe rischiare, viste appunto le nette prese di posizioni degli alleati che mugugnano: “Questa riforma della giustizia sbilanciata ci dà in pasto a Berlusconi”, ma che al Cdm del 29 dovranno approvare un decreto legge e sei disegni di legge, metà di delega al governo. Gli scogli riguardano soprattutto il penale: “No a una riforma a metà”, dicono ancora dal centrodestra. Concentrarsi solo su due temi, e di grande impatto mediatico, spostando l’argomento “scuola” a settembre, è sembrata la soluzione migliore.
È un’ipotesi, ma non sembra peregrina, mentre la deriva di Scelta civica, di cui Stefania Giannini è coordinatrice, potrebbe innescare qualche ambiziosa proposta da parte di altri gruppi politici e per nuove alleanze, nella convinzione ormai assodata che nel partito fondato da Mario Monti ormai ciascuno va dove sente più attrazione, ideologica o di interesse. Nulla di strano allora che, con la scusa delle prossime nomine al consiglio europeo di esponenti del partito di Renzi o di suoi attuali ministri, si faccia un rimpasto di governo attraverso il quale la nostra attuale ministra venga sostituita.
Sicuramente per finanziare quanto Renzi va dicendo da tempo sulla scuola e sugli stupori che elargirebbe, bisogna aspettare comunque la legge di Stabilità del prossimo autunno, mentre le misure specifiche non potrebbero entrare in vigore prima dell’anno scolastico prossimo, complicate inoltre dal piano per stabilizzare i precari. Ma se qualcuno di questi meccanismi si fosse inceppato per un motivo qualsiasi (mancanza di soldi o stop di Padoan e dei funzionari del tesoro), imponendo il rinvio, le prossime slides di Renzi si riempirebbero solo di ridicolo e inaffidabile, lussi che non può permettersi
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