Il passaggio dalla Tarsu alla Tares penalizzerà soprattutto le scuole paritarie e quindi anche i Comuni che gestiscono le scuole dell’infanzia.
L’incremento del 50% della tassa/tariffa, di cui diamo conto in altro articolo nel sito, non inciderà infatti sulle spese del Ministero dell’Istruzione che, a seguito di un’intesa Stato-Regioni sottoscritta nel marzo 2008 e rinnovata negli anni successivi, rimborsa ai Comuni una quota fissa determinata dallo stanziamento di poco meno di 39milioni di euro previsto dall’art. 33 bis del decreto legge n. 248 del 2007.
Con i diversi accordi via via sottoscritti Ministero e Regioni hanno sempre convenuto sulla soluzione di ripartire l’intero budget in modo proporzionale al numero degli alunni, riconoscendo però un piccolo “premio” ai Comuni che arrivano ad almeno il 50% di raccolta differenziata.
Ed è così che, con l’ultima assegnazione disposta un mese fa, a Roma è arrivato poco più di un milione e mezzo di euro, a Milano 623mila euro, a Napoli 759mila e al piccolissimo comune piemontese di Clavière meno di 39euro; addirittura al Comune delle Tremiti sono arrivati solamente 4 euro e 85 centesimi corrispondenti all’unico alunno che frequenta la scuola dell’isola.
Il meccanismo, quindi, è tale per cui l’aumento della tariffa non determinerà un maggiore esborso da parte del Ministero, almeno fino a quando non verrà rivisto lo stanziamento previsto dal decreto legge del 2007.
Ma la revisione dei costi inciderà pesantemente sulle scuole paritarie che dovranno pagare ai Comuni una tariffa ben più consistente.
Complice il clima natalizio l’aumento della Tares è passato sotto silenzio, ma c’è da credere che fra qualche giorno le organizzazioni che tutelano gli interessi delle scuole paritarie faranno sentire la propria voce.
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