Dai più recenti dibattiti su tale preoccupante tematica emerge che i motivi che spingono i ragazzi verso l’autolesionismo sono sempre più numerosi, tanto che esso è diventato oggetto di monitoraggio da parte delle istituzioni pubbliche e delle forze dell’ordine. Tra i molteplici studi di settore, dibattiti, conferenze e summit in materia, di recente si è tenuto a Vicenza il 3 e 4 scorso il Convegno su “Autolesionismo, disturbi alimentari e disturbi di personalità”, patrocinato dalla Sisdca cioè dalla Società italiana per lo studio dei disturbi del comportamento giovanile che ha reso nota una serie di esperienze da cui viene fuori un dato allarmante.
Secondo tale analisi, che s’è avvalsa anche dell’apporto di esperti internazionali ed in particolare di prestigiosi clinici belgi, emerge un comportamento con frequenza e intensità variabili, che può arrivare in casi estremi a compromettere l’integrità fisica del soggetto. Infatti, oltre il 20% dei giovani italiani ammetterebbe di essere tecnicamente autolesionista, ossia di essersi volontariamente procurato ferite, escoriazioni, ematomi, graffi, tagli, lividi, bruciature o traumi almeno una volta con gravi e pericolosi propositi, talvolta anche suicidi (secondo alcune statistiche la morte sopraggiungerebbe nel 9-10% di analoghi tentativi).
Le ragioni possono essere varie (per provare nuove emozioni, per noia, per masochismo e soprattutto per lenire emozioni negative, per ottenere l’attenzione degli altri, per entrare in uno stato di torpore o insensibilità, per ‘sballare’, per sentirsi o non sentirsi diverso, ma tra tutte primeggia una causa costante: il mancato livello di integrazione sociale, specialmente a scuola ed in famiglia. In particolare, tali comportamenti sono più frequenti nei pazienti con disturbi alimentari, come le suddette anoressia e bulimia. Il dato é nuovo, se non per gli addetti ai lavori, per la maggior parte dei media.
Quasi un quarto dei giovani (otre il 23%) delle scuole superiori (con un’età media di esordio di circa 13 anni) ed oltre il 20% degli universitari avrebbe sperimentato in passato episodi di autolesionismo.
Un popolo che si vanta di essere la culla della civiltà deve necessariamente promuovere non solo lo sviluppo di una coscienza sociale e ambientale, ma anche la consapevolezza e la conoscenza di fatti, idee ed opinioni, presupposti indefettibili per formarsi una coscienza critica.
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