La legge n. 59 del 15 marzo 1997, ed esattamente al comma 20 dell’art. 21, prevede "l’ampliamento dell’autonomia delle istituzioni scolastiche ed educative" a favore delle Regioni a statuto speciale e delle Province autonome di Trento e Bolzano. "L’autonomia nell’autonomia", dunque, se ci è consentito questo slogan, con l’augurio che la legge venga recepita dal Parlamento siciliano e dalle province autonome e non finisca nel dimenticatoio come è accaduto per molte altre norme. Di fatto la preoccupazione esiste, se si considera che nella provincia di Bolzano, pare, occorra ancora un anno per l’approvazione del disegno di legge presentato dall’assessore provinciale, Luisa Gnecchi.
Nel Parlamento regionale siciliano è dallo scorso 12 aprile che si discute il disegno di legge n. 910, presentato dal Presidente della Regione, su proposta dell’assessore per i Beni Culturali ed Ambientali e per la Pubblica Istruzione. Al Parlamento dell’Isola al momento della presentazione del D.d.L. 910 si era ottimisti riguardo i tempi di approvazione, tanto da sperare che il disegno fosse approvato ed efficace all’inizio dell’anno scolastico, ma non è stato così. E mentre nelle altre parti del territorio nazionale l’autonomia scolastica comincia a muovere i primi passi, in Sicilia, così come a Bolzano, non decolla ancora. Ma quali sono le trasformazioni, rispetto alla Legge nazionale, presenti nel D.d.L. 910 siciliano? In realtà il disegno di legge recepisce in buona parte la normativa statale. Una delle differenze sostanziali è caratterizzata dalla diversa composizione delle Conferenze provinciali. Esse saranno presiedute dal Presidente della Provincia regionale e saranno composte da: il sindaco del Comune capoluogo; sette sindaci designati dall’Anci; sette rappresentanti del personale direttivo, docente e Ata, eletti dai Consigli scolastici provinciali; il Provveditore agli Studi della Provincia; il Presidente del Consiglio scolastico provinciale. Organi già instabili alla loro partenza, se si considerano i cambiamenti futuri che avverranno al Ministero della P.I.; per esempio l’abolizione dei Provveditorati agli Studi.
Il disegno, inoltre prevede la soppressione dei distretti scolastici della regione siciliana, le cui funzioni saranno esercitate dalle singole scuole di concerto con gli enti locali. Insomma, ciò che gli operatori scolastici, e di conseguenza gli utenti della scuola, si augurano è che di un privilegio non si faccia difetto.