Il giornalismo partecipativo, che è nato e affermato negli ultimi 10 anni, si basa sulla possibilità di diffondere le notizie con il coinvolgimento attivo dei cittadini. Il lettore diventa, grazie al web 2.0, un “lettore attivo”, perché può suggerire e quindi partecipare egli stesso sia all’indicazione di un’agenda giornalistica, sia alla scelta dei temi di cui i media si devono occupare. In particolare nel mondo dell’informazione scolastica il cittadino è di solito un docente, che con impegno e costanza si attiva in questo delicato compito di divulgazione. Oggi creare un blog è una pratica comune di facile utilizzo, e di conseguenza sono centinaia i docenti che si improvvisano con più o meno fortuna giornalisti scolastici.
In alcuni casi tuttavia scattano meccanismi di autoreferenzialità informativa dove l’autore di un blog comincia a compiacere se stesso e ad accreditarsi da solo, tralasciando l’oggettività dell’informazione o la freddezza interpretativa.
Indubbiamente esistono blog gestiti da autorevoli professionisti della scuola, e si possono fare diversi esempi che rappresentano luoghi virtuali per un ‘informazione scolastica credibile al pari di quella condivisa dai siti istituzionali, che fanno della affidabilità comunicativa il loro punto di forza. Fortunatamente per l’utenza di questa informazione scolastica esistono dei feedback incontrovertibili, quali il Page Rank e i like dei social network, veri e propri controllori dell’ autoreferenzialità del citizen journalism scolastico, che determinano l’affidabilità o meno di un sito web.
Il Page Rank (algoritmo di analisi che assegna un peso numerico ad ogni elemento di un collegamento ipertestuale d’un insieme di documenti, come ad esempio il World Wide Web, con lo scopo di quantificare la sua importanza relativa all’interno della rete ) dei siti istituzionali italiani ( pubblici e privati ) che parlano di scuola è 5/10, al di sotto di questi livelli il più delle volte l’informazione diviene meno attendibile.
I like dei social network, invece, determinano la visibilità di un sito. A volte, quando questa visibilità non c’è ( con poche decine di like su Facebook), è possibile che per aumentare il grado di autoreferenzialità crei guasti e derive comunicative utilizzando il più delle volte discredito e confusione. Pratiche simili purtroppo si verificano su molti settori anche dell’informazione scolastica.
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