Categorie: Didattica

L’educazione ambientale? Solo una promessa

Chi si ricorda della promessa fatta nel 2015, secondo la quale l’educazione ambientale sarebbe diventata una materia obbligatoria?

Wired.it ricorda le parole dell’allora sottosegretaria Barbara Degani: “è un progetto molto importante che avrà una grande ricaduta su tutto il Paese“ e spiegava che la materia sarebbe entrata prima a far parte dei programmi di altre materie “affini”, per poi entro un anno diventare una materia a sé. E invece? Invece c’è ancora un’educazione pratica e quotidiana alla cultura dell’usa e getta.

Scrive il giornale scientifico: “ Mi hanno spiegato che per motivi di igiene (suggeriti o imposti dalla Asl, il Comune di Milano non ha voluto darmi spiegazioni), non si richiedono più i tradizionali asciugamani con le iniziali da portare sporchi a casa e riportare puliti ma, “il più igienico usa e getta di carta”.

 

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Qualcosa che al mondo ha un impatto catastrofico sulle foreste, e di conseguenza sulla biodiversità e di conseguenza sulla nostra vita. Tanto per dire, ci sono uffici interi che hanno adottato gli asciugamani di stoffa proprio per questo motivo, mentre l’Asl di Milano ha inviato alle famiglie che hanno ragazzi a scuola un opuscolo nel quale, per esempio, a pagina 7 si dice come prevenire le malattie tra bambini (parliamo di Milano, non di terzo mondo). Secondo l’Asl, nelle scuole: 1) asciugamani, fazzoletti e tovaglioli devono essere monouso. 2) Non bisogna mai mescolare gli oggetti personali dei bambini (sciarpe, cappelli o biancheria dei letti). 3) Bisogna cambiare le bavaglie di stoffa ogni giorno, oppure preferire quelle usa e getta. 4) Bisogna lavare le lenzuola una volta a settimana. 5) Bisogna lavare e disinfettare ogni giorno i giochi dei bambini. E via così.

“Ovviamente”, riporta Wired, “ non c’è scuola che realmente faccia qualcosa del genere, perché è stupido ma anche perché ci vorrebbe un esercito di dipendenti dedicati (in quella specifica di mia figlia, per esempio, mi hanno chiesto sì di non portare l’asciugamano, ma hanno detto che va bene una bavaglia in stoffa a settimana, e ho visto che la bambina dormirà su un letto comunitario assieme agli altri bimbi, senza lenzuola ricambiabili). Ovviamente i giochi non vengono lavati ogni giorno, tanto meno disinfettati (e per fortuna, visto che i bambini li mettono in bocca). Dunque i dirigenti scolastici hanno preso una raccomandazione a caso, e l’hanno applicata, trascurando le altre. Perché sia accaduto, nessuno lo sa. Per la sete improvvisa in classe, mi hanno chiesto di portare bicchieri di plastica (“di vetro no, perché poi restano in giro”, hanno risposto ai miei dubbi le maestre).

Tuttavia, si è fatto un gran vanto, di recente, sull’abolizione della plastica dalle mense delle stesse scuole milanesi. Ma piatti e bicchieri biodegradabili sono formati da polpa di cellulosa, o da grano, mais o barbabietole che per essere prodotti hanno bisogno di suolo, acqua, ecc. Il tutto finisce in pattumiera, crea spazzatura, anche se, certo, la si ricicla in compost. Perché non è possibile tornare alle vecchie buone stoviglie di ceramica, vetro e acciaio?

Pasquale Almirante

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