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L’Educazione Civica nacque a Catania cinquant’anni fa

Nel 1957, conclusi i festeggiamenti di S. Agata, i soci dell’Uciim, (Unione Cattolica Italiana Insegnanti Medi) di Catania organizzarono presso il Castello Ursino il 36° convegno nazionale dal titolo “Il problema dell’educazione dei giovani alle virtù civiche e alla democrazia” e come sottotitolo: “L’insegnamento della Costituzione per educare i giovani alle virtù civiche”.
Fu proprio in quel convegno che fu lanciata la proposta di introdurre nella scuola italiana l’insegnamento dell’Educazione civica., come nuova disciplina.
La proposta dell’Uciim, accolta dal Ministro della Pubblica Istruzione, consentì l’attivazione di una commissione di lavoro che tracciò i programmi di studio nei diversi ordini di scuola e la nuova disciplina entrò a far parte tra le materie scolastiche, affidata al docente di Lettere che insegnava: “Italiano, Storia, Geografia ed Educazione Civica”.
E’ rimasta la materia “cenerentola” nella scuola italiana, anche perché non ha avuto una valutazione specifica e autonoma e mentre si affermava che era compito di tutti i docenti educare al senso civico, spesso tale insegnamento veniva affidato alla buona volontà ed alla sensibilità dei docenti, limitandone le tematiche alla conoscenza teorica della Costituzione italiana e non allo sviluppo del senso civico del cittadino di domani.
Rileggendo gli atti del convegno catanese, introdotto dal senatore Domenico Magrì con un intervento su “La democrazia italiana ed i compiti dell’educazione civica”, si ritrova la vitalità culturale dell’Uciim, quale promotrice di un percorso di studio finalizzato alla formazione integrale del cittadino.
Il fondatore e presidente nazionale dell’Uciim Gesualdo Nosengo, del quale è stato celebrato lo scorso anno il centenario, trattò i temi dell’educazione morale, civica e alla libertà, messaggi forti per gli educatori e “fattori di rinnovamento della scuola italiana”, come si legge nel testo della relazione. del prof. Giovanni Gozzer .
Le tre intense giornate che riunirono a Catania docenti provenienti da tutta Italia, tracciarono le linee guida del percorso didattico nei tre ordini di scuola: elementari, medie e superiori ; temi trattati rispettivamente dal Provveditore di Palermo Lelio Rossi, dall’avv. Camillo Tamborlini e dal Prof. Carlo Perucci.
Nella terza giornata, l’11 febbraio, la tematica scolastica coinvolse il ruolo ed il compito della famiglia nell’azione educativa. Tema della relazione del prof. Franco Bonacina fu appunto “L’educazione civica come fondamento dei rapporti tra insegnante, alunno e famiglia” e   la relazione dell’avv. Vittorio Veronese, presidente dell’Unesco, proiettò l’educazione civica verso la dimensione europea e la comprensione internazionale. 
Principi basilari dell’educazione civica, che oggi prende il nome di “educazione alla convivenza civile e alla cittadinanza” sono i riferimenti all’educazione morale, sociale, civile, familiare e civica , sempre in riferimento alla Costituzione italiana.
L’Educazione civica, afferma il preside Francesco Capodanno, che coordinò il convegno nazionale, non è una materia da studiare, ma un edificio da costruire, è una disciplina da imparare e da vivere. Essa raccoglie e propone i valori da difendere e da testimoniare.
Riflettendo sull’attualità possiamo affermare che se gli insegnamenti della scuola fossero diventanti veri “apprendimenti” per gli studenti, oggi non lamenteremmo gli atti di bullismo e la violenza negli stadi.
La celebrazione del cinquantesimo di un fatto scolastico, che ha origine in Sicilia e nella città di Catania, ben si intreccia alle celebrazioni nazionali del cinquantesimo del Trattato di Roma   firmato il 25 marzo dello stesso anno, (1957) e che segna l’avvio della nascente Comunità Europea, realtà viva che accomuna Paesi e culture e che guida e governa le economie degli Stati.
Il ricordo dei due momenti storici mette così in relazione l’educazione alla cittadinanza attiva nell’ottica di una   cittadinanza europea, che passa non solo attraverso la conoscenza degli organismi dell’Unione europea, ma attraverso una nuova cultura di incontro, di scambio, di apertura, di dialogo con i Paesi della Comunità.
Giuseppe Adernò

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