Gli stereotipi di genere sembrano ancora dominare la cultura diffusa e in particolare proporre modelli esasperati di femminilità o all’opposto forme ancora tradizionali dei ruoli femminili, poco corrispondenti alla realtà, ma capaci di influenzare l’immaginario, condizionare le crescite delle bambine e le loro scelte. Al tempo stesso, scuole e altre agenzie formative spesso risentono della mancanza di una formazione specifica adatta a proporre un’educazione di genere piuttosto che un’educazione ‘neutra’, che ignora, cioè, le differenze tra femmine e maschi.
Di questi i temi, peraltro di grande attualità, si parla nell’incontro “L’educazione delle bambine”, che si terrà il 30 marzo presso l’Aula Martini dell’Università di Milano-Bicocca. L’evento è organizzato dal dipartimento di Scienze umane per la Formazione Riccardo Massa e Abcd, il centro interdipartimentale per lo studio dei problemi di genere dell’Università di Milano-Bicocca. L’incontro viene aperto da Silvia Kanizsa, preside della Facoltà e da Carmen Leccardi direttora di Abcd ed è coordinato da Maria Grazia Riva, docente di clinica della formazione.
Di questi i temi, peraltro di grande attualità, si parla nell’incontro “L’educazione delle bambine”, che si terrà il 30 marzo presso l’Aula Martini dell’Università di Milano-Bicocca. L’evento è organizzato dal dipartimento di Scienze umane per la Formazione Riccardo Massa e Abcd, il centro interdipartimentale per lo studio dei problemi di genere dell’Università di Milano-Bicocca. L’incontro viene aperto da Silvia Kanizsa, preside della Facoltà e da Carmen Leccardi direttora di Abcd ed è coordinato da Maria Grazia Riva, docente di clinica della formazione.
Dalla parte delle bambine, oggi
Scopo dell’incontro è proporre una riflessione a partire dai modelli femminili contrastanti presenti nella società attuale e sull’impatto che essi hanno nella formazione di bambine e ragazze. Sono passati più di trent’anni dall’uscita del saggio di Elena Gianini Belotti “Dalla parte delle bambine”, il testo che è diventato uno dei riferimenti principali della pedagogia di genere. Cosa è cambiato da allora nel rapporto tra educazione e genere femminile nel’infanzia? La relazione di apertura è affidata a Egle Becchi, professore emerito dell’Università di Pavia che ha condotto numerose ricerche sulla condizione e l’immagine dell’infanzia nel passato. A seguire, un dibattito e una tavola rotonda con numerosi ospiti che provengono da contesti diversi, dalle istituzioni al privato sociale, dal mondo della comunicazione alle associazioni. Fra gli altri, Marina Piazza, Alessandro Sala e Gabriella Mariotti.
Scopo dell’incontro è proporre una riflessione a partire dai modelli femminili contrastanti presenti nella società attuale e sull’impatto che essi hanno nella formazione di bambine e ragazze. Sono passati più di trent’anni dall’uscita del saggio di Elena Gianini Belotti “Dalla parte delle bambine”, il testo che è diventato uno dei riferimenti principali della pedagogia di genere. Cosa è cambiato da allora nel rapporto tra educazione e genere femminile nel’infanzia? La relazione di apertura è affidata a Egle Becchi, professore emerito dell’Università di Pavia che ha condotto numerose ricerche sulla condizione e l’immagine dell’infanzia nel passato. A seguire, un dibattito e una tavola rotonda con numerosi ospiti che provengono da contesti diversi, dalle istituzioni al privato sociale, dal mondo della comunicazione alle associazioni. Fra gli altri, Marina Piazza, Alessandro Sala e Gabriella Mariotti.
Tra famiglia e scuola
Come si pongono la famiglie e la scuola rispetto all’educazione delle bambine? C’è un preparazione culturale, una riflessione sul significato dell’educazione di genere? «Le agenzie educative – afferma Barbara Mapelli, docente dell’Università di Milano-Bicocca cui è affidata la presentazione dell’incontro – hanno oggi il difficile compito di dar vita a una comunicazione che tenga conto dei cambiamenti dell’identità femminile e delle diverse relazioni tra uomini e donne». Come fornire alla famiglia e alla scuola gli strumenti per filtrare e rielaborare i messaggi provenienti dall’esterno e per essere in grado di proporre modelli alternativi di femminilità? A queste domande proveranno a rispondere studiosi e studiose di ambito accademico come Susanna Mantovani, Prorettore dell’Università di Milano-Bicocca, Stefania Ulivieri Stiozzi, docente di teoria e modelli della consulenza pedagogica e Alessandra Aresu, studiosa di processi educativi nella cultura cinese, professionisti della formazione come Dafne Guida e Isabella Landi, consulenti pedagogiche, e Roberto Fantini, insegnante di filosofia che si occupa come volontario di educazione ai diritti umani per Amnesty International.
Come si pongono la famiglie e la scuola rispetto all’educazione delle bambine? C’è un preparazione culturale, una riflessione sul significato dell’educazione di genere? «Le agenzie educative – afferma Barbara Mapelli, docente dell’Università di Milano-Bicocca cui è affidata la presentazione dell’incontro – hanno oggi il difficile compito di dar vita a una comunicazione che tenga conto dei cambiamenti dell’identità femminile e delle diverse relazioni tra uomini e donne». Come fornire alla famiglia e alla scuola gli strumenti per filtrare e rielaborare i messaggi provenienti dall’esterno e per essere in grado di proporre modelli alternativi di femminilità? A queste domande proveranno a rispondere studiosi e studiose di ambito accademico come Susanna Mantovani, Prorettore dell’Università di Milano-Bicocca, Stefania Ulivieri Stiozzi, docente di teoria e modelli della consulenza pedagogica e Alessandra Aresu, studiosa di processi educativi nella cultura cinese, professionisti della formazione come Dafne Guida e Isabella Landi, consulenti pedagogiche, e Roberto Fantini, insegnante di filosofia che si occupa come volontario di educazione ai diritti umani per Amnesty International.
Tra istituzioni e mass media
Non solo scuola e famiglia hanno responsabilità formative; le istituzioni, i media, la pubblicità svolgono un ruolo imprescindibile nella trasmissione di modelli culturali. «l media – continua Barbara Mapelli – da una parte sembrano ancora legati a stereotipi femminili di tipo tradizionale, dall’altra propongono modelli di donna-oggetto». Eppure l’identità femminile è molto cambiata negli ultimi anni, e sempre più donne sono presenti nel mondo del lavoro e nelle istituzioni a ogni livello. Per fare il punto sulla questione, al dibattito partecipano Maria Ferrucci, sindaco di Corsico, Ico Gasparri e Liliana Barchiesi, che hanno esplorato l’universo femminile attraverso la fotografia, e Assunta Sarlo, giornalista impegnata nei temi sociali e di genere e cofondatrice nel 2005 del movimento “Usciamo dal Silenzio”, tuttora attivo sulle questioni politiche che riguardano le donne.
Non solo scuola e famiglia hanno responsabilità formative; le istituzioni, i media, la pubblicità svolgono un ruolo imprescindibile nella trasmissione di modelli culturali. «l media – continua Barbara Mapelli – da una parte sembrano ancora legati a stereotipi femminili di tipo tradizionale, dall’altra propongono modelli di donna-oggetto». Eppure l’identità femminile è molto cambiata negli ultimi anni, e sempre più donne sono presenti nel mondo del lavoro e nelle istituzioni a ogni livello. Per fare il punto sulla questione, al dibattito partecipano Maria Ferrucci, sindaco di Corsico, Ico Gasparri e Liliana Barchiesi, che hanno esplorato l’universo femminile attraverso la fotografia, e Assunta Sarlo, giornalista impegnata nei temi sociali e di genere e cofondatrice nel 2005 del movimento “Usciamo dal Silenzio”, tuttora attivo sulle questioni politiche che riguardano le donne.
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