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L’educazione domiciliare

L’aio, il precettore figure obsolete? Pare di no. Secondo una indagine dell’ Espresso, l’istruzione domiciliare riconosce i membri della famiglia come tutori e insegnanti dei propri figli, compresa la facoltà di ingaggiare insegnanti privati. Diverse le opzioni: c’è chi preferisce utilizzare i testi e programmi scolastici e chi vuole assecondare i bisogni, gli interessi e le capacità dei figli. Chi sceglie di educare a casa è sottoposto solo alla Legislazione Statale, non è quindi soggetto a norme regionali né provinciali, ed uno studente può coprire tutto il proprio percorso di studi (fino all’università) senza mai mettere piede in aula.
“La Costituzione assicura la libertà di istruzione, che si può raggiungere anche non servendosi necessariamente delle scuole pubbliche o paritarie, dunque la scelta di educazione parentale o di educazione privata non paritaria è comunque un’opzione praticabile”: cosi dice a L’Espresso il Direttore Generale per gli Ordinamenti scolastici del Miur, Carmela Palumbo
“Certo, il Ministero si premura di verificare che chi decide di seguire questa strada abbia i requisiti adatti a farlo e, ovviamente che i bambini siano effettivamente seguiti”.
Quali sono i requisiti che deve soddisfare un genitore o un tutore per impartire ai bambini l’educazione scolastica direttamente a casa?
La Legge in materia richiede ai genitori di notificare annualmente all’Ufficio scolastico di competenza la loro intenzione di non mandare il bambino a scuola e di provvedere alla sua educazione direttamente da casa. I genitori o coloro che si occuperanno di impartire l’appropriata educazione agli studenti in loro vece, dovranno provvedere a fornire un’autocertificazione che dimostri la loro idoneità tecnica ed economica ad assolvere tale ruolo.
Per “Capacità tecnica”, si intende che colui/lei il quale si prende carico dell’educazione dei bambini deve aver ottenuto un titolo di studio superiore a quello da impartire allo studente (quindi se il bambino studia per affrontare gli esami di quinta elementare, il genitore/tutore deve avere almeno la licenzia media).
Non viene richiesta alcuna documentazione ufficiale e, anche se piuttosto raro, esiste la possibilità che le autorità competenti effettuino controlli formali per valutare se l’istruzione domiciliare viene effettivamente impartita.
Quale programma dovrebbero seguire i bambini che studiano casa?
Anche in questo caso non c’è una norma stringente: i docenti domiciliari possono decidere di affidarsi a programmi e libri di testo generalmente usati nelle scuole pubbliche tanto quanto di stabilire in totale autonomia nozioni e metodi da trasmettere ai propri studenti.
“Nessuno – spiega a L’Espresso Erika De Martino, mamma e insegnante a tempo pieno – mi può obbligare a insegnare a leggere a scrivere ai miei figli quando hanno tra i 6 e i 7 anni o a fargli fare le tabelline tra i 7 e gli 8: l’unica cosa che possono chiedermi, e che mi chiedono, è di rinnovare ogni anno la richiesta di provvedere a casa all’educazione dei miei figli e di portare un portfolio delle cose fatte, per essere certi che l’homeschooling non sia solo un modo per mascherare la dispersione scolastica. Ma questo è tutto”.
“Chi vuole, può provvedere da sé a insegnare ai propri figli le cose che ritiene importanti – continua Erika de Martino – i miei bambini, per esempio, che hanno tutti meno di dieci anni sono perfettamente bilingui con l’inglese, anche se forse non sanno le cose di storia che sanno i loro coetanei, come, per fare un esempio, chi sia e cosa abbia fatto Giuseppe Garibaldi”.
“Al di là del fatto che lo sappiano o meno – conclude la mamma/insegnante domiciliare – siamo sicuri che nel mondo di oggi, così globalizzato e mutevole abbia davvero importanza avere nozioni di storia che tra l’altro valgono solo in Italia? Siamo sicuri che non sia preferibile acquisire la capacità di muoversi per il mondo con curiosità, interesse e con gli strumenti per capire le cose? Se si considerano queste ultime come uniche imprescindibili basi, allora anche il resto, le cose da studiare, quelle che richiede il Ministero nei suoi programmi, si imparano con facilità e gli esami richiesti, di volta in volta e solo per chi vuole, alla fine dei vari cicli scolastici si imparano facilmente”.
I bambini che studiano a casa devono sostenere gli esami a fine anno?
Sulla carta non esistono obblighi di esami per i ragazzi che studiano a casa; l’esame si rende necessario solo se la famiglia intenda reinserire il bambino nel circuito scolastico (pubblico o partitario che sia) o se desideri certificare il livello di studio dal proprio figlio/a. In questi casi la famiglia dovrà redigere una domanda formale corredata da curriculum degli studi dello studente da consegnare presso l’istituto scolastico in cui tenere gli esami.
Perché una famiglia decide di educare i propri figli a casa?
Le tre ragioni principali per cui le famiglie decidono di educare personalmente i propri figli sono tre:
• Motivi religiosi
• Crescente insoddisfazione nei confronti del sistema scolastico
• Impossibilità di trovare una scuola valida nelle vicinanze della propria abitazione
Ma le motivazioni possono essere anche molte altre

I bambini educati in famiglia avrebbero pure una cerchia di amici più varia che comprende bambini di diverse età e adulti, le interazioni sociali avvengono per scelta personale e sono basate su interessi personali.

Pasquale Almirante

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