L’educazione stradale? Una materia di studio a tutti gli effetti nelle scuole di ogni ordine e grado. Almeno tale dovrebbe essere in base all’articolo 230 del Nuovo Codice della Strada che recita: «Allo scopo di promuovere la formazione dei giovani in materia di comportamento stradale e della sicurezza del traffico e della circolazione, nonché per promuovere ed incentivare l’uso della bicicletta come mezzo di trasporto, i Ministri delle infrastrutture e dei trasporti e dell’istruzione, dell’università e della ricerca scientifica, d’intesa con i Ministri dell’interno, dell’ambiente e della tutela del territorio predispongono appositi programmi, corredati dal relativo piano finanziario, da svolgere come attività obbligatoria nelle scuole di ogni ordine e grado, ivi compresi gli istituti di istruzione artistica e le scuole materne, che concernano la conoscenza dei principi della sicurezza stradale, nonché della strade, della relativa segnaletica, delle norme generali per la condotta dei veicoli, con particolare riferimento all’uso della bicicletta, e delle regole di comportamento degli utenti».
Una proposta dimenticata e disattesa dal mondo della scuola. A ricordarlo, in questi giorni d’inizio anno scolastico, è la Codacons che ha preannunciato una diffida diretta al Ministero della Pubblica Istruzione e ai Direttori Generali degli Uffici Scolastici Regionali affinché si adoperino per dare esecuzione alla norma del Codice della Strada.
L’atto di diffida risuona come un fulmine a ciel sereno, perché pochi, fino ad oggi, hanno dato importanza alla conoscenza del codice stradale nel piano di studi del ragazzo. In un comunicato stampa, l’associazione dei consumatori afferma che «una delle cause principali degli incidenti stradali è proprio la scarsa conoscenza delle norme sulla circolazione stradale e sulla sicurezza del traffico».
C’è tuttavia da sottolineare il fatto che molti istituti di Scuola Secondaria di primo e di secondo grado al loro interno organizzano in ore pomeridiane extracurriculari corsi per gli alunni che hanno compiuto il quattordicesimo anno di età per il conseguimento del “patentino”, che consente la guida del ciclomotore. Anche molte scuole (specialmente dell’Infanzia e della Primaria) si sono premuniti per far conoscere, nelle ore di lezione, ai loro ragazzi le regole generali della sicurezza stradale (magari anche con l’invenzione fantasiosa di nuovi segnali che regolano la vita dell’istituto), utilizzando i sussidi prodotti dall’Automobile Club d’Italia.
Alcuni lavori didattici possono essere consultati sul sito internet www.educazionestradale.net. E sulla pagina web www.dienneti.it si possono trovare alcune risorse didattiche per l’educazione stradale a scuola. Il materiale quindi c’è. Adesso manca solo la buona volontà delle autorità politico-amministrative per uscire dalla estemporaneità e per assicurare alla educazione stradale la dignità che merita.